Dopo aver scoperto di cosa sono fatti questi 7 prodotti, probabilmente non li comprerai mai più. Il mondo dei generi alimentari è in continua evoluzione, non sempre però le scelte sono positive!
Ormai la maggior parte dei cibi che consumiamo proviene dalla lavorazione industriale. Dalla pasta al pane, fino agli insaccati e le merende per la colazione dei bambini: tutto fa parte di un grande processo che include l’impiego di materie prime talvolta insospettabili. Probabilmente pochi sono a conoscenza della composizione effettiva di alcuni ingredienti, pur guardando le etichette. Le denominazioni a volte riportano dei codici o una terminologia settoriale che non sempre consente l’immediata individuazione di ciò che si sta mangiando. Potreste avere delle brutte sorprese da oggi in poi, guardando in dispensa.
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Si avvicina la stagione calda, per antonomasia quella dei gelati. Una delle varianti più amate e quella classica, alla vaniglia, spesso utilizzata anche per accompagnare torte e fare frappè gustosi. La notizia che ha sconvolto un pò tutti, risulta diffusa nel 2013 dalla rivista ‘Time’ per la quale la composizione di questo gusto risulta da una sapiente mistura di latte, panna, zucchero, aromi ed il ‘castoreum’.
Spesso non menzionato esplicitamente, si tratterebbe di un unguento isolato dalla ghiandola anale del castoro che viene rilasciato solitamente dall’animale per contrassegnare il proprio territorio. Mentre qualcuno rileva la presenza di questo componente anche in profumi, prodotti per la detersione personale e simili al profumo di vaniglia, il portale ‘business insider’ ha bollato la notizia come una pretenziosa fake news. Il dubbio che sia soltanto per ‘coprire’ un utilizzo reale da parte di grandi aziende resta, ma tant’è. A voi la scelta!
Passiamo ora ad un altro dolcetto amatissimo, soprattutto dai bambini. Ne esistono tantissime varietà in commercio, di diversi colori ed anche aromatizzate alla frutta. Stiamo parlando dei marshmallows, deliziosi bocconcini di sofficissimo zucchero, grandi protagonisti delle feste di compleanno. Molti trascurano però che questa consistenza tanto amata è frutto dell’utilizzo di una gelatina prodotta dalla ebollizione della pelle e resti ossei di mucche e maiali scartati dall’industria della carne.
A chi non è mai capitato di mangiare dei confetti rossi, in occasione ad esempio di una festa di laurea? Questi e tanti altri dolciumi, tra cui lecca-lecca e caramelle, vengono resi più attraenti utilizzando questa brillante colorazione che tanto piace e che simboleggia anche amore e passione. Ebbene, per ottenerla, le industrie dolciarie utilizzano un composto chiamato ‘Carmine’ da cui appunto il nome nelle belle arti di ‘rosso carminio’. Esso viene estratto da alcuni insetti, le cocciniglie che, una volta schiacciati rilasciano questo pigmento. Ridotto in polvere, viene poi utilizzato per tingere i dolcetti che tanto amiamo e non solo. Anche il goloso liquore alchermes, utilizzato per la famosa zuppa inglese, deriva la sua bella tinta da questa tecnica. Uguale discorso vale per rossetti, blush ed altri prodotti cosmetici.
Caramelle in gelatina: chi non le ama? La loro consistenza ed il tono lucido, sono realizzati mediante l’utilizzo di una gommalacca chiamata ‘shellac’ estratta da un insetto che vive nelle foreste dell’India e della Thailandia. Esso risulta utilizzato, oltre che nell’industria alimentare, anche per la produzione di smalti e prodotti per la lucidatura della carrozzeria. Il ciclo della vita di questo piccolo insetto è molto breve. In appena sei mesi nasce, si riproduce, produce a sua volta questa sostanza e poi muore.
In questo periodo particolare la reperibilità degli alimenti a lunga conservazione tra cui quelli in scatola o in lattina, è molto scarsa proprio perchè la spesa media punta sull’acquisto di questi generi in ragione delle minori possibilità di approvvigionamento familiare. Ebbene, alcune varietà di questa categoria contiene un ingrediente additivo davvero disgustoso, per quanto naturale e consentito con delle normali limitazioni. Il caso in esame è quello dei funghi in scatola, per la conservazione dei quali vengono utilizzati i vermi. In particolare, l’azienda ‘Asiagofood’ specifica che si tratta di “larve di particolari insetti appartenenti alla categoria dei Ditteri che normalmente abitano i funghi porcini”.
Passiamo adesso ad un prodotto che rientra ai primi posti nelle preferenze di grandi e piccoli nella categoria degli snack salati. Potrebbero essere intoccabili, ma purtroppo non lo sono: le ‘Pringles’, patatine gustose in diverse varianti, famose con quella loro confezione a tubo così pratica ed invitante. Ebbene di patate, in questo prodotto, ce ne sono ben poche. “Pringles Company nel tentativo di evitare di pagare le tasse sui cibi di lusso come le patatine nel Regno Unito una volta ha persino argomentato che il contenuto di patate nelle loro chips è talmente basso che tecnicamente non possono neanche essere chiamate patatine” sostiene Joseph Mercole, medico americano e scrittore appassionato sostenitore della medicina naturale. Il quaranta per cento è fatto di patate disidratate, il resto è tutto da scoprire. Mais, aromi artificiali ed insaporitori addizionali, sarebbero il minimo. Il problema maggiore si riscontra nel metodo di cottura. Nel corso del processo di frittura infatti, si formerebbe l’acrilammide, una molecola cancerogena per la cui riduzione gli enti preposti hanno elaborato apposite norme nel settore della produzione alimentare.
Terminiamo con una bibita. Ora tutti penseranno alla Coca-Cola di cui si è ampiamente detto altrove. Vi stupirà scoprire che invece, a finire nell’occhio del ciclone è la birra. Fredda bevanda che accompagna i pasti più sfiziosi, contiene anch’essa un ingrediente particolarmente disgustoso. Molte varietà infatti prevedono tra gli ingredienti la ‘colla di pesce’, un collagene di derivazione naturale estratto dalla vescica natatoria dei pesci. Questa avrebbe il compito di schiarire e rendere più corposa la consistenza della bevanda. Sono tante le aziende produttrici, come la nota “Guinness” che si sono impegnate per eliminare completamente questo elemento dalla formulazione.
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