Riuscite a immaginare Alessandro Borghese nella veste di pilota con il casco in testa? Tra le mille sfaccettature dello chef troviamo anche quella che lo vede in qualità di pilota. Una passione che nasce insieme allo chef, alternandosi appunto tra cucina e pista quanto sente il bisogno di rilassarsi.
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In questi anni, dunque, Alessandro Borghese ha avuto modo di raccontare sé stesso in diversi modi tra cucina e passioni. Non a caso, lo chef ha mostrato di essere molto ferrato, non solo in campo culinario, ma anche in quello musicale che per molti sembrava essere la principale passione che Alessandro Borghese coltivasse fuori dalla cucina… ma ecco che arriva una grande novità.
La musica per lo chef sarà sempre una grande musa ispiratrice in cucina, ma quello che accade fuori dal ristorante nessuno lo conosceva ancora.
Alessandro Borghese quando sente il bisogno di rilassarsi toglie la divisa da chef per indossare tuta e casco per scendere in pista.
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Alessandro Borghese nel nuovo appuntamento per il suo Kitchen Podcast ha deciso di rivelare il suo metodo perfetto per rilassarsi, concedendosi qualche ora solo per lui. Il concetto di relax dello chef, però, è ben diverso da quello che possiamo immagine. Niente divano, o altro… Lo chef Borghese: “Per rilassarmi devo accelerare ancora di più. Allora appena ho due ore di tempo, metto tuta e casco e sono pronto per qualche in pista”.
Durante la registrazione del nuovo episodio per il suo podcast, Alessandro Borghese spiega come nel corso della sua vita due grandi passioni gli hanno tento sempre compagnia, ovvero quella per la cucina e quella per i motori, entrambe ereditate dal padre Luigi con l’unica differenza che lo chef della prima passione ne ha fatta una vera e propria professione.
A ogni modo, anche in tema di motori la famiglia Borghese fa comunque sul serio. Non a caso, lo chef nel suo racconto continua dicendo: “La passione per la velocità è un affare di famiglia. Mio nonno Vincenzo aveva un’officina che si chiamava Autoricambi Borghese, sul lungo mare di Napoli”. Nonno Vincenzo, dunque, per diverso tempo ha curato da vicino i mezzi di alcuni piloti, indossando lui stesso il casco per poi scendere in pista un qualcosa al quale si è dedicato anni dopo anche il padre Luigi. Questo, però, ha appeso il caso al chiodo nel momento in cui i figli sono venuti al mondo, pur continuando ad amare i motori e trasmettendo questa passione anche a loro.
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