Alcuni recenti studi hanno sottolineato la grande importanza di un insospettabile alimento, nemico dei tumori. Questo ha degli effetti sorprendenti nella riduzione dei rischi connessi alla insorgenza ed allo sviluppo di alcune gravi patologie.
La scoperta che senza dubbio ha aperto la possibilità di valutare l’incidenza di una corretta alimentazione nella prevenzione di malattie di una certa entità, è stata diffusa Istituto Tumori “Fondazione Pascale” di Napoli. L’ente, che vanta diversi primati a livello europeo nella cura e lo studio delle neoplasie, ha diffuso i dati emersi da una ricerca messa a punto in sei mesi. Il responso, presentato ed illustrato dal team diretto dal professor Vincenzo Iaffaioli, ha evidenziato il ruolo insostituibile di un alimento di largo consumo nella lotta ai tumori. Stiamo parlando del latte, ma non della comune variante vaccina prodotto anche su larga scala, bensì del latte di bufala.
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La sperimentazione messa a punto modificando geneticamente alcune cavie, ha rivelato l’importanza dell’azione dell’acido butirrico sull’organismo. Quest’ultimo si trova principalmente nel latte dei ruminanti ed in piccole percentuali anche in quello della donna. Questo acido grasso saturo si trova nel latte di bufala in percentuale doppia rispetto al latte vaccino. Esso compie un ingente lavoro di riduzione dello sviluppo delle cellule neoplastiche nonchè del rischio di insorgenza di nuove malattie. Il risultato è rilevante in particolare nello sviluppo del tumore della tiroide anaplastico e del colon retto. Una parte delle cavie, come anticipato, è stata nutrita per sei mesi con latte vaccino e l’altra parte con latte di bufala. Alla fine del periodo di sperimentazione gli studiosi hanno effettutato analisi citologiche, istologiche ed per valutare le dimensioni delle neoformazioni tumorali ed il loro numero. Il team ha scoperto dunque che il latte di bufala ha apportato vantaggi molto netti rispetto al concorrente.
Riguardo al numero di vasi neoformati, il latte di bufala infatti ha provocato una riduzione addirrittura del 25% rispetto al 15 di quello vaccino. Per la massa tumorale, invece,la riduzione è quantificabile intorno al 7% negli animali trattati con il latte di bufala contro il 5% di quelli trattati con latte vaccino. Ebbene, ecco che un alimento assolutamente insospettabile e tutto sommato facilmente reperibile, potrebbe aiutare a sconfiggere alcune malattie potenzialmente letali. Bisognerà poi verificare se gli stessi risultati saranno riscontrati anche nell’uomo. In ogni caso, visti gli ottimi vantaggi già ottenuti, è innegabile che questo alimento faccia bene. Aprendo le porte quindi ad una nuova visione dell’alimentazione in rapporto alla lotta contro le patologie più gravi.
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