Scatta l’allarme botulino, soprattutto in questo periodo in cui gli alimenti a lunga durata come le conserve risultano tra i preferiti degli italiani. Sono tanti i pericoli per la salute che ne possono derivare, come spiega l’Istituto Superiore di Sanità.
Il tempo in isolamento forzato al quale sono costretti milioni di cittadini in conseguenza della pandemia da Coronavirus, sta portando alla riscoperta delle antiche tradizioni culinarie. In primo luogo si è ritornati alla produzione casalinga di alimenti di prima necessità, quali pasta e pane.
Non di rado poi, per garantirsi un approvvigionamento più duraturo, si sperimentano le conserve fatte in casa, con evidenti rischi per la salute. L’Istituto Superiore di Sanità attesta che negli ultimi trenta anni sono oltre cinquecento le persone che sono state colpite dalla grave intossicazione causata dal batterio ‘clostridium botulinum’ responsabile appunto di conseguenze molto gravi. Essa infatti comporta una progressiva paralisi del sistema muscolare, potenzialmente letale.
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In Italia purtroppo vantiamo un triste primato in merito, riportando il più alto numero di casi rispetto agli altri paesi europei. Questa evenienza è probabilmente anche dettata dalla maggiore ‘attenzione’ che gli italiani hanno per le tradizioni culinarie, soprattutto quelle antiche e tramandate in famiglia. Tra queste spiccano appunto le conserve preparate in casa, per la quelli il rischio risulta ovviamente maggiore rispetto a quello classificato per la produzione commerciale. Tra i cibi preferiti per questo tipo di lavorazione nel nostro paese ci sono funghi, marmellata, pomodoro ed olii aromatici.
In genere i funghi vengono scottati in acqua ed aceto, poi ricoperti d’olio d’oliva in un barattolo. L’Istituto Superiore di Sanità specifica che l’utilizzo di aceto favorisce un’atmosfera acida che rende più facile lo sviluppo della tossina. Inoltre piuttosto che asciugare il prodotto dopo la bollitura, sarebbe preferibile lasciarlo sgocciolare completamente e poi farlo asciugare in un canovaccio pulito.
Prima di sottoporre i vasetti al trattamento termico della bollitura inoltre, bisogna considerare che il prodotto potrebbe assorbire l’olio utilizzato, richiedendo successivamente un’aggiunta ulteriore. Per questo motivo l’ideale è attendere la stabilizzazione dell’olio, per eventualmente aggiungerne altro e solo dopo procedere come descritto.
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Riguardo le marmellate fatte in casa il rischio di botulismo è molto più basso, dal momento che l’acidità naturale della frutta viene contrastata dall’utilizzo di zucchero. In genere il rapporto è di uno a uno, per cui uguale quantità di zucchero e frutta. Nel caso in cui si volesse realizzare un prodotto meno dolce, è consigliabile usare un quantitativo di zucchero non inferiore ai 750 grammi per un chilo di frutta. Oppure, se si vuole ridurre ulteriormente questa dose, è possibile ovviare integrando con le pectine che contengono conservanti.
Un altra evenienza molto frequente è l’imbottigliamento delle passate di pomodoro senza un preventivo processo di pastorizzazione. Si crede che il congelamento possa eliminare il rischio di botulismo. L’Istituto Superiore di Sanità sottolinea che prima di procedere al congelamento, che ha l’unico scopo di bloccare l’attività microbica, è necessario verificare se nel tempo di riposo il pomodoro possa avere subito delle alterazioni. Nel qual caso, non sarà possibile consumarlo, nè il congelamento eliminerà il problema. Quindi l’ideale è sempre procedere alla cottura della passata prima dell’imbottigliamento.
Un condimento molto amato nel nostro paese è l’olio d’oliva aromatizzato al peperoncino. Ingredienti semplici e facilmente reperibili che consentono una facile preparazione casalinga. Anche in questo caso però il rischio è dietro l’angolo. L’olio infatti non ha alcun potere battericida, come invece ha l’aceto. Per questo motivo gli aromi utilizzati dovrebbero essere prima trattati preventivamente per evitare lo sviluppo della tossina. Il metodo più semplice è una breve bollitura in acqua ed aceto in quantità uguali oppure l’essiccazione dell’ingrediente principale. Poichè però quest’ultima pratica è più complicata, si rende preferibile la prima.
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Quando si intende consumare una conserva che sia di produzione casalinga oppure commerciale, il primo esame che bisogna fare è il controllo della sussistenza del sottovuoto. Se il tappo quindi presenta una incurvatura verso l’alto e premendolo al centro produce il classico ‘click clack’, sarebbe opportuno non consumarlo. Questo infatti significa che non è più presente all’interno quella atmosfera protetta che scongiura il proliferare delle tossine e dei batteri. In caso contrario, dove non si rinvengano odori o colori alterati è possibile consumare il prodotto e conservarlo in frigorifero per un massimo di tre o quattro giorni. Alcune invece consentono una conservazione più a lunga scadenza, a seconda del metodo di preparazione.
Nel caso in cui erroneamente aveste assaggiato o consumato un prodotto alterato, è necessario rivolgersi immediatamente ad un medico appena dovesse comparire uno dei sintomi indicati. Se dunque dopo l’ingestione doveste avvertire bocca asciutta, nausea, problemi della motilità oculare, visione doppia e difficoltà ad alzare le palpebre, chiamate subito il vostro specialista oppure recatevi al più vicino pronto soccorso. Portate, se possibile, con voi il prodotto sospetto e in ogni caso spiegate in modo dettagliato cosa si è mangiato e quanto tempo prima della comparsa dei disturbi elencati.
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