Che cosa risulta contaminato da Anisakis nel cibo. Le conseguenze per casi come questi possono essere anche importanti per la salute dei consumatori.
La presenza di Anisakis nel cibo ha portato le autorità deputate ai controlli a togliere con effetto immediato un prodotto ben specifico dal commercio. Il motivo è indicato come non serio, ma si tratta comunque di una situazione di potenziale rischio per i consumatori.
Da qui la decisione del RASFF – ovvero del Sistema Rapido di Allerta Europeo per la Sicurezza di Alimenti e Mangimi – ad intervenire a scopo cautelativo. Come del resto la prassi impone in situazioni come questa. L’Anisakis nel cibo potrebbe avere comunque delle conseguenze importanti sulla salute dei consumatori.
Si tratta di una infestazione da parassiti all’interno del pesce. Infatti l’Anisakis è proprio un parassita, filiforme, che è presente all’interno dello stomaco di alcune specie ittiche.
Ma da qui potrebbe anche trasferirsi all’interno di chi mangia dei prodotti di mare, specialmente se quest’ultimi non sono sottoposti a cottura adeguata.
La notifica pubblicata dal RASFF sul proprio sito web ufficiale riferisce di una infestazione parassitaria da Anisakis, presente in cinque campioni tra quelli analizzati. Il prodotto indicato è rappresentato da dello sgombro refrigerato (Scomber scombrus) proveniente dalla Spagna.
Gli ispettori del RASFF, che esegue le disposizioni emanate dalla Commissione Europea, hanno individuato delle larve di Anisakis.
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La presenza delle stesse potrebbe avere come conseguenza il manifestarsi di sintomi evidenti. Tra questi i più comuni sono rappresentati da vomito, nausea, dolori addominali e diarrea.
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Nei casi di entità più grave potrebbe anche rendersi necessario un ricovero al pronto soccorso. Per evitare ogni possibile complicazione od imprevisto si consiglia di cuocere sempre ad almeno 70° per un tempo minimo di 6′ i cibi che sono predisposti alla cottura. Specialmente quando si tratta di carne, di pesce o di uova.
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Il RASFF agisce ogni giorno su tutto il territorio dell’Unione Europea alla scoperta di eventuali situazioni non conformi alle regole in ambito alimentare. Ed ogni settimana c’è una media di richiami alimentari nell’ordine delle decine e decine. Ogni giorno si arriva ad almeno dieci o dodici notifiche del genere.
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