Annie Féolde ha fatto della passione per il cibo una carriera che le ha permesso così di mettere in atto una scalata al successo non indifferente, con tanto di Stelle Michelin sul curriculum. In pochi però sanno che la chef, nonostante la grande passione per la cucina, a quanto pare non gradisce affatto alcuni cibi.
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Ebbene sì, Annie Féolde ha dedicato tutto la sua vita alla passione per la cucina… nata a Nizza dove i genitori gestivano un albergo, si è poi trasferita a Marsiglia e successivamente a Parigi per seguire gli studi. In seguito, la chef ha lasciato la Francia per trasferirsi a Londra nel 1969 arriva in Italia… e per lei è subito amore. Qui la Féolde comincerà a lavorare in un ristorante e l’anno successivo incontrerà anche il marito Giorgio Pinchiorri, nonché sommelier e collezionista di vini insieme al quale avvierà l’Enoteca Pinchiorri che nel 1974 diventerà poi il ristorante della chef e che le permetterà di conquistare ben tre Stelle Michelin.
Nel corso della sua carriera, inoltre, non sono mancate collaborazioni importanti con riviste come L’Espresso e il Panorma, insieme ai progetti televisivi come quello realizzato con Top Chef Italia.
Durante la sua lunga carriera e i successi ottenuti dalla Annie Féolde, a quanto pare c’è un qualcosa che riguarda la chef e che i suoi sostenitori ancora non sapevano… come ad esempio alcuni ingredienti che la chef Féolde ha giudicato ‘antipatici’, consapevole del fatto che durante l’alimentazione quotidiana sono ritenuti importantissimi.
Gli ingredienti in questione, dunque, sono l’aglio e la cipolla dei quali Annie Féolde ha parlato al quotidiano La Repubblica: “L’aglio mi piace nei piatti ma odio l’odore persistente che lascia sulle mani. Non sopporto di sentirmelo ancora addosso quando la sera mi corico nel letto. Le cipolle mi danno semplicemente molto fastidio agli occhi, come succede un po’ a tutte le persone. All’inizio avevo trovato un modo per evitare di piangere: quando le tagliavo indossavo una maschera da sub, non era il massimo della comodità ma funzionava– rivela Annie Féolde-. Poi invece ho scoperto degli occhiali appositi, molto più pratici e ‘chic’. In ogni caso noi cuochi siamo professionisti e sono convinta che, anche se abbiamo un’antipatia per un certo ingrediente, non possiamo trasferire questo limite personale nei piatti che creiamo. Altrimenti i nostri menu avrebbero sempre i soliti cinque piatti”.
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