Antonino Cannavacciuolo è stato ospite ieri nel salotto di Mara Venier a “Domenica In” per un’intervista in cui ha messo a nudo alcuni lati del suo carattere, della sua carriera e della sua vita. Quello che è emerso è, ancora una volta, un uomo solido e legato alle tradizioni. Più di quanto non avesse mai dichiarato. La famiglia prima di tutto, nella classifica del suo cuore, dalla nonna ai suoi figli: affetti di cui ha parlato a lungo. L’amatissimo chef di Vico Equense entra trionfalmente in studio accompagnato da una nota melodia partenopea: “Che bell’uomo che sei!” esclama la Venier, in un tripudio di applausi. Costretto a sua volta a cantare, intona “O’ Sole Mio”, poche note per poi troncare: “Fatemi cucinare, io non so cantare!”. Sollecitato dalla padrona di casa che gli racconta della sua pasta e fagioli profumata al rosmarino, inizia il suo racconto: “Cucinare è un dono. Non tutti sanno cucinare. Ecco, tu hai parlato di rosmarino: tutto parte da quello, dagli odori. Tutti noi ricordiamo qualcosa che sappia di rosmarino: il pollo, la cucina della nonna..” spiega.
La bionda conduttrice sa di aver indirettamente toccato un tasto molto particolare nella vita di Antonino e gli chiede specificamente qualcosa sull’argomento. “Ho imparato tanto dalla nonna, ma più che altro per me lei è un angelo custode. Tutti ne abbiamo uno, lei è il mio. In qualsiasi momento della giornata do sempre un’occhiata verso l’alto a cercarla. E’ lei che mi da la forza. E’ mancata circa venticinque anni fa, ero bambino, ma è rimasta dentro di me in modo molto forte. Anche prima di entrare qui, ho guardato verso l’alto ed ogni sfida che faccio, guardo lei”.
Un ricordo bellissimo quello che Cannavacciuolo riporta, una testimonianza della sua sensibilità e del suo amore per la famiglia. “Era una donna speciale, una persona che non vedeva il male in qualcuno o qualcosa. Noi siamo portati sempre a vedere il negativo: come fai male una cosa, vieni subito criticato. Il buono che fai invece è spesso facilmente dimenticato. Lei invece era sempre la mano per tutti, il dolcetto per tutti, se poteva aiutare lo faceva sempre e metteva qualcosa da parte per quelli che erano meno fortunati. Perciò ho questo legame molto forte”.
Com’è nata la passione per la cucina? “Sicuramente da mio padre. Insegnava all’Istituto Alberghiero e lavorava nei vari alberghi della penisola sorrentina. Tutti i giorni vedevo queste giacche bianche volare in casa mia e già da piccolo mi ripetevo tutti i giorni che volevo fare il cuoco. Poi dopo le medie è arrivato il momento della scelta e mio padre mi ha fermato. Non era molto d’accordo” ricorda Antonino.
C’è stato un periodo di attrito con il suo papà, che non voleva proprio che lo chef seguisse il suo stesso percorso. Alla fine però, Antonino l’ha spuntata: “Pensa che mi ha iscritto l’ultimo giorno utile. Perchè io gli ho detto che se non avessi fatto quello, non avrei proseguito gli studi” dice alla Venier. “E’ un lavoro che mi fa sentire bene. Un lavoro creativo, che fa felice la gente, ti fa viaggiare e scoprire ogni giorno qualcosa di interessante. Il mio ultimo libro? E’ sulla cucina vegetariana e lo dedico a mia moglie, che è appunto vegetariana. A volte devo forzarla per farle assaggiare un pò di carne o pesce. Io invece mangio tutto, mi piacciono le verdure. I miei nonni erano contadini, quindi ne consumavamo tanta!”.
Poi ritorna sui primi passi della sua carriera: “Papà mi faceva rompere da ottocento a mille uova al giorno, per farmi fare le ossa. Le usavamo per fare il gelato alla vaniglia”. Poi inizia un divertente siparietto sulla cottura delle uova. “Il mio piatto preferito? Quando avanzava il ragù napoletano, lo facevo bollire e ci rompevo delicatamente le uova. Mara.. una bontà!”. La Venier poi svela un dettaglio della sua vita privata: “Avevo un fidanzato meridionale che me le cucinava così” ed incalzata da Antonino, rivela: “Era Renzo Arbore, cucina benissimo!”.
Qualche parola sul programma che lo ha reso assoluto protagonista “Cucine da Incubo”, con le sue famose e rumorose pacche sulla schiena ai poveri malcapitati. “Te lo aspettavi tanto successo?” chiede Mara. “No, perchè fare un programma televisivo non è il mio lavoro. Ho studiato per cucinare e nel mio lavoro mi sento un professionista. In tv cerco di raccontare la mia professione: fare televisione secondo me è un’altra cosa”.
Ritorna poi sul suo libro ed il rapporto meraviglioso con sua moglie Cinzia Primatesta: “Per i miei figli cucino io. Cinzia l’ho conosciuta e siamo stati subito amici. Due anni di stupenda amicizia. Poi sono dovuto andare a Capri per fare esperienza al Quisisana ed ho visto che da lì qualcosa è cambiato. Il suo sguardo aveva qualcosa di diverso. Eravamo due ragazzini quando abbiamo deciso di iniziare la nostra epserienza a Villa Crespi e, ad oggi, mi chiedo se ero pazzo. Oggi, non lo rifarei” conclude tra lo stupore generale.
La stessa Mara domanda con meraviglia: “Ma come, non lo rifaresti? E’ un grande successo!”. E’ qui che lo chef rivela il motivo della sua dichiarazione: “Non lo rifarei perchè penso che a ventitre anni un ragazzo debba godersi la vita. Io ho dedicato tutto al lavoro, troppo. Dalla mattina alla sera per vent’anni. Ed intanto, questi venti anni sono passati”. Sorride, con una punta di amarezza e continua: “Avrei dovuto girare per conoscere la cucina mondiale. Lo dico anche ai miei ragazzi: fate le valigie ed andate all’estero a studiare. E’ questo il consiglio che gli do”.
Ed ecco che la Venier apre una finestra sul mondo più intimo di Antonino, quello che vive quotidianamente nel rapporto con i suoi figli: “Che papà sei?” chiede. “Un papà assente. Oggi sono qua ed è il compleanno di mia figlia Elisa che compie dodici anni. Stasera riparto. Sono assente, ma quando posso scappo sempre da loro. Elisa dice sempre che vuole seguire le orme della mamma, invece Andrea è peggio di me!”. Tutto per concludere, alla vista delle immagini della sua famiglia: “I figli sò piezz’ e’ core. I miei, sono davvero speciali!”. Una finestra aperta sulla sua vita, su quello che è Antonino e che piace sempre di più.
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