I valori emersi da una rilevazione ufficiale in materia di misurazione di arsenico ed altri metalli nel riso non sono affatto da sottovalutare.
Arsenico nel riso, la situazione è più diffusa di quanto si possa pensare. I controlli continui a volte portano all’emergere di situazioni per le quali questo articolo alimentare molto diffuso da secoli, presenti una contaminazione da metalli pesanti. Ed in quantitativi superiori rispetto al limite massimo fissato per legge dalle attuali norme emanate dall’Unione Europea. La legislazione di Bruxelles ha validità anche in Italia.
Fermo restando che il nostro Paese risponde pure a specifiche normative che portano la firma del Ministero della Salute e di diversi enti medici. Ed un test compiuto di recente ha voluto porre l’accento su questo aspetto. Il riso che è messo in vendita in vari punti commerciali di tutti i tipi non è esente, in certe situazioni, dalla presenza di arsenico ed altri metalli pesanti e di pesticidi.
Il test è stato realizzato dalla rivista Il Salvagente, la quale ha esaminato dodici diverse marche di riso Arborio. Questa è quella che più viene impiegata per cucinare i comuni risotti ogni giorno da migliaia di persone. Tra metalli pesanti e difetti nei chicchi, l’arsenico inorganico viene fuori come il contaminante più diffuso, e la cosa fa riflettere. Perché l’arsenico è pericoloso per la salute delle persone e per quali motivi finisce con il trovarsi nel riso?
L’arsenico è ritenuto potenzialmente cancerogeno dalla Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC). E la sua presenza nel riso è il risultato di vari fattori, tra cui la natura dei terreni e l’inquinamento ambientale. La pianta del riso, infatti, tende ad assorbire questo metallo pesante attraverso le radici. Anche il cadmio è spesso collegato all’uso di fertilizzanti, dimostrando che anche i prodotti biologici possono essere soggetti a contaminazione.
Tra le marche peggiori, quella meno consigliata da questo test, in base ai risultati prodotti, è Riso Carosio, che si trova in vendita da Lidl. Questa marca è andata oltre il limite massimo consentito di 0,15 mg/kg con un valore eccessivo di 0,171 mg/kg. È poi venuta fuori anche la presenza di cadmio, che pure è un metallo pesante considerato cancerogeno.
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Un’altra marca, il Riso Vignola biologico, ha mostrato invece una concentrazione di cadmio che ha superato, seppur di poco, il limite stabilito. Anche qui, l’azienda si è difesa facendo riferimento al margine di errore per sostenere la conformità del prodotto. Invece Riserva Gallo, ha mostrato problematiche diverse: il campione analizzato presentava un eccesso di chicchi di varietà non dichiarate (6,84% rispetto al limite consentito del 5%). Anche se questo difetto non rappresenta un rischio per la salute, potrebbe influire negativamente sulla preparazione del risotto.
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Il contenuto di arsenico nel riso, in base alle sue varie tipologie, può andare dai 10 ai 30 mg/kg. Ulteriori anomalie sono state riscontrate nel campione di Curtiriso, dove una percentuale di grani danneggiati dal calore ha raggiunto il limite massimo consentito (0,05%). In tal caso è probabile che abbia inciso una possibile, cattiva conservazione. In tutte le marche poi è sotto controllo il quantitativo di tracce di pesticidi, però è stata notata la presenza del fungicida chiamato captan. E che era presente in diversi campioni analizzati.
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Nonostante le notizie negative, ci sono anche elementi positivi: il test ha confermato che tutti i campioni analizzati contenevano effettivamente riso Arborio, senza chicchi parboiled non dichiarati. Inoltre, alcuni marchi hanno ricevuto valutazioni buone, suggerendo che esistono opzioni di qualità sul mercato.
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