Benessere in cucina: ecco l’ingrediente naturale curativo ed anche dimagrante che molti di voi già conoscono e di cui si trascurano i molteplici effetti benefici per la salute dell’organismo. E’ una radice millenaria, conosciuta al popolo contadino fin dai tempi più antichi ed è uno dei prodotti vanto della cucina tradizionale pugliese ed anche lucana.
Stiamo parlando dei lampascioni, conosciuti botanicamente come ‘cipolla canina’. Una pianta erbacea della famiglia delle Liliaceae, diffusa nelle regioni mediterranee che fiorisce da primavera e fino all’estate. Quello che viene raccolto è il bulbo, reperito ad una ventina di centimetri di profondità ed ha l’aspetto di una piccola cipolla. Il suo gusto però differisce completamente da quello della radice tradizionale che utilizziamo normalmente in cucina. E’ particolare e decisamente più aromatico, con un retrogusto leggermente amarognolo.
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Le caratteristiche proprie del lampascione lo rendono un ottimo toccasana per la salute. E’ innanzitutto ricco di fibre, che lo rendono un ottimo rimedio per combattere la stitichezza e regolare il transito intestinale. Avendo anche un effetto lassativo è però bene non abusarne per evitare invece di incorrere nel problema inverso. Hanno un alto contenuto di acqua, quindi favoriscono l’idratazione e la diuresi contrastando la ritenzione idrica a fronte di pochissime calorie. Queste caratteristiche lo rendono perfetto per integrare il menù in un regime ipocalorico. Inoltre contenendo saponina e pectina potrebbero anche influenzare positivamente la perdita di grasso corporeo, accelerando il dimagrimento.
Il lampascione contiene grandi quantità di potassio, calcio, fosforo, ferro, rame, manganese e magnesio. La presenza di composti sulfurei non solo gli attribuisce proprietà antitumorali, ma anche depurative del fegato e di controllo dei livelli di colesterolo ‘cattivo’ nel sangue. Grazie inoltre alla presenza di quercetina, esso contribuisce al buon funzionamento dell’apparato respiratorio.
Come ogni alimento, per quanto naturale, è sempre bene avvertire che gli eccessi non sono mai salutari. Un consumo abituale di lampascioni è controindicato negli individui con problemi al fegato, ai reni ed in caso di ulcera. Oltre a coloro che soffrono di meteorismo, in quanto la sua assunzione può aumentare la fermentazione intestinale.
Un’altra avvertenza fondamentale riguarda la raccolta dei lampascioni. Non tutti infatti riescono a distinguerlo da una varietà molto simile appartenente alla stessa famiglia ed estremamente velenosa, il Colchico. Questa pianta contiene infatti tossine mortali e non esiste l’antidoto. Se volete mangiarli quindi non avventuratevi da soli nella raccolta, ma acquistateli presso un rivenditore di fiducia.
Per gustare il lampascione è necessario prima ripulirlo completamente dai residui di terra e dalle radici. Per attenuare il retrogusto amarognolo, è bene tenerlo in ammollo in acqua almeno per un’ora. Prima di cucinarlo va inciso nella parte inferiore con un coltello. Può essere consumato stufato in padella con olio e sale o bollito in acqua e aceto. Molti lo consumano fritto, perchè nel corso della cottura si apre assumendo la caratteristica forma di un fiore.
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