Bruno Barbieri ricorda ancora oggi gli anni vissuti da rivoluzionario in cucina da chef alle prime armi e che stava cominciando a muovere i primi passi tra i fornelli. In quegli anni, come ricordato dallo stesso chef il passaggio da una cucina più casereccia a all’alta cucina è stato intenso, tanto che ancora ora determinati piatti o comunque modi di servire le pietanze rappresentano ancora oggi una scuola di vita.
Bruno Barbieri nei suoi quarant’anni di carriera ha sempre cercato non solo il gusto, ma il bello e in nuovo in ogni piatto che poi ha servito nelle varie tavole dei ristoranti dove ha lavorato, o che successivamente negli anni ha avuto anche modo di aprire.
La vera scuola innovativa di cucina e di pensiero nasce proprio in quegli anni che in Italia, come nel mondo, sono stati terreno fertile di un cambiamento per il quale ancora ora ne traiamo inspirazione in vari campi.
A spiegare nel dettaglio quanto appena detto è stato lo stesso Bruno Barbieri che al programma Le Mattine di Radio Capital, ospite di Benedetta Parodi e Chicco Giuliani, ecco che dichiara:
“Della cucina degli anni 80’ salvo la filosofia di vita di quello che c’era parlando di quegli anni. Sono stati anni indimenticabili e anni di rivoluzione e di passaggio dalla cucina della nonna, della mamma e della zia alla cucina moderna… c’erano grandi chef e, gastronomicamente parlando, nasceva già Gianfranco Vissani e ancor oggi andiamo a rinvangare con dei piatti che sono stati veramente piatti storici che hanno raccontato una trasformazione”.
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Gli anni 80’, dunque, sono stati determinati non solo per lui che ha avuto modo di mettersi in gioco in un momento storio in cui la cucina si avvicinava all’arte, diventando essa stessa un modo di fare arte attraverso l’alta cucina, ma anche come un periodo di avanguardia gastronomica che gioca ancora oggi un ruolo fondamentale.
Non a caso, Bruno Barbieri continua l’intervista spiegando ulteriormente:
“Io credo che l’avanguardia gastronomica di oggi va ancora attingere là, in quel periodo che è stata un’epoca importantissima per tutti quanti noi. Io ricordo quando arrivò dalla Francia Gualtiero Marchesi che metteva su un piatto nero un pisello al centro, la foglia d’oro…”.
Successivamente, ecco che lo chef ricorda alla memoria di tante persone il nuovo e innovativo modo di mangiare la lepre e che era stato lanciato sempre in quegli anni e che ancora oggi tiene banco nella cucina moderna:
“C’era una trasformazione allora, pensare di mangiare una lepre al sangue che fino agli anni 80’ c’era la lepre alla royale con 48 ore di cottura… era veramente la grande avanguardia. Dopo quarant’anni siamo ancora qui a parlarne e ad attingere”.
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