Scatta l’allarme cadmio sushi. Una parte considerevole di un ingrediente fondamentale per la sua preparazione risulta contaminato, e su scala globale.
Giunge un allarme da parte della Anses – National Social Security Administration – ente sulla sicurezza per i consumatori argentino, in merito alla presenza in dosi eccessive di cadmio nel sushi. Questa pregevole specialità culinaria originaria del Giappone, nel corso degli anni ha fatto proseliti. Al punto che ormai è diffusa in tutto il mondo, Italia compresa.
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Ma tanto dal Sud America quanto più da vicino a casa nostra, e nello specifico dalla Francia con il Consiglio superiore di igiene pubblica della Francia (CSHPF), suona ora un campanello d’allarme. A seguito di approfonditi controlli infatti, circa un quarto delle alghe commestibili e che vanno a comporre il mercato mondiale del settore, risulta contaminato da concentrazioni di cadmio troppo elevate, rispetto ai limiti fissati dalla legge. Il tetto massimo è di 0,5 mg per chilo.
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Cadmio sushi, concentrazioni troppo elevate: può essere un pericolo
In alcuni casi però questa sostanza tossica e la cui assunzione prolungata e continua può portare al sorgere del cancro, è risultata troppo elevata. E non c’è soltanto il cadmio: analisi approfondite hanno fatto emergere anche la presenza di arsenico e piombo. Ora le autorità preposte propongono di abbassare il limite di 0,5 mg per kg a 0,35 mg. Una misura iniziale che viene ritenuta efficace nel limitare la presenza – e quindi l’assunzione – di cadmio mentre si mangia sushi. Tra le alghe commestibili più colpite figura il wakame, che non di rado viene impiegato anche in vari tipi di insalate. Più in generale le alghe rosse e quelle marroni sono maggiormente esposte al rischio di contaminazione.
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