Il caffè al ginseng è una miscela gradevole, dolce e molto amata: un’alternativa alla più forte variante tradizionale, che tanti preferiscono per non fare incetta di caffeina. La pianta da cui discende l’ingrediente principale ha origine in Cina, ed ha proprietà tonificanti, energizzanti ed è un toccasana contro l’invecchiamento cellulare. Queste sono soltanto alcune delle proprietà che il ginseng può vantare. Tra le altre rafforza il sistema immunitario ed apporta numerosi benefici anche al sistema nervoso ed endocrino.
Se assumete regolarmente il caffè al ginseng nella consapevolezza delle innumerevoli qualità di questa radice, sappiate che potreste tranquillamente farne a meno. Da una recente inchiesta sulle varianti in commercio infatti, è emerso che concretamente, di materia prima nel prodotto finale ce n’è ben poca. Una residuale porzione che non cambia la natura di quella che è, a conti fatti, una bevanda senza infamia nè lode ed assolutamente lontana dai potenziali benefici della radice originaria.
E’ la trasmissione di Raitre “Report” a fornire dettagli decisivi sull’argomento, a seguito di alcune indagini effettuate in collaborazione con Andrej Godina, dottore in scienza del caffè e assaggiatore esperto. Da un giro ben più ampio che ha incluso degustazioni in diverse parti d’Italia, è emerso che il metro italiano per definire un buon caffè è il palato partenopeo. La tendenza generale è quella di un gusto poco equilibrato, piuttosto amaro e legnoso. Ciò è dovuto alla commercializzazione di miscele eccessivamente tostate e spesso di bassa qualità. Il confronto con il prodotto servito presso diverse caffetterie napoletane invece ha fornito numerosi indizi su una effettiva bontà derivante da parametri molto diversi.
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Tra le diverse varianti confrontate, i dati più interessanti sono stati forniti proprio dalla degustazione del caffè al ginseng, compreso quello servito da Starbucks a Milano fino a quello in polvere facilmente reperibile presso molti supermercati. L’analisi del contenuto ha rivelato dettagli sorprendenti: come prevedibile il primo dato emerso è la quantità di zucchero, sempre molto elevata. In alcuni prodotti addirittura ne sono stati rilevati ben 14 grammi, pari a tre bustine.
Per il resto caffè solubile istantaneo, aromi naturali o artificiali, grassi ed infine estratto secco di ginseng. In media la quantità effettiva di quest’ultimo che dovrebbe essere presente in quantità maggiore, corrisponde soltanto allo 0,04% quindi viene introdotto in modo soltanto residuale. Il sapore gradevole e piacevole che tanto ci inebria dunque è solo frutto di preparati chimici? Non sempre. Purtroppo però la maggioranza di ciò che acquistiamo ha delle caratteristiche che poco si avvicinano alla purezza della materia prima e con essa alla effettiva bontà del risultato finale.
A conti fatti forse sarebbe meglio un buon caffè, magari amaro, piuttosto che un preparato simile: il rapporto di rischio per la salute e la linea è nettamente inferiore. Basta scegliere una varietà che sia di ottima qualità per godere di un attimo di relax e di gusto.
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