Caffè decaffeinato o caffè normale? Quale dei due fa meno male? E perchè? Insomma, sono tante le domande che ci poniamo quando parliamo di caffè. Scopriamo le risposte sul gettonato deca.
Le preoccupazioni dei consumatori di caffè decaffeinato sono rivolte soprattutto al procedimento che vede l’eliminazione della caffeina ed anche sulla conservazione della miscela. Per eliminare la caffeina si adoperano specifici procedimenti, uno di essi, oggi superato, è il Diclorometano, ovvero un bagno in acqua per favorire l’aumento di volume dei chicchi di caffè e poi un lavaggio con diclorometano appunto per procedere all’eliminazione della caffeina. Diclorometano o acetato di etile sono stati superati perchè ad oggi si guarda a sostanze meno dannose. E’ da tenere comunque presente che l’utilizzo delle elevate temperatura per la tostatura fanno evaporare completamente i solventi impiegati, che non lasciano residui.
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Premesso che nella miscela arabica tradizionale, la caffeina non supera l’1,5%, mentre nel caso della robusta il contenuto può arrivare al 4%. E premesso che il deca, a prescindere dalla tipologia di partenza, non deve contenere più dello 0,1% di caffeina. I modi di decaffeinare i chicchi non privano mai completamente gli stessi della sostanza. Uno dei modi è quello dell’acqua ovvero dell’immersione dei chicchi di caffè verde in acqua riscaldata filtrata con carboni attivi che vanno a bloccare la caffeina. Questo metodo, benchè semplice, risulta essere invasivo perchè si va ad abbattere le proprietà organolettiche del caffè danneggiando i chicchi e l’aroma.
Con questo procedimento, si vanno a raggiungere livelli di pressione molto alti, sfruttando la variazione egli strati ad CO2, da liquida a gassosa, divenendo solvente naturale per la caffeina. Il trattamento dei chicchi è quello del vapore raggiungendo un tasso di umidità del 30/50%. Dopo questo passaggio si mettono i grani in un contenitore dove si trattano con Anidride Carbonica. La CO2 lavora in una condizione per cui sono previsti livelli alti di pressione e temperatura estraendo la caffeina e mantenendo le proprietà solventi dei liquidi. La caffeina, in seguito, viene purificata e impiegata nell’industria chimica, alimentare e farmaceutica. Per questo procedimento, non vengono impiegati solventi e non si alterano in maniera rilevante gli aromi. Dato che nessun trattamento elimina in maniera completa la caffeina quindi se ci troviamo davanti a patologie cardiovascolari, anche il decaffeinato fa male ed inoltre si deteriora prima.
Sfatiamo i mito. Il deca non fa male. A dimostrarlo sono studi che non hanno mai evidenziato problematiche significative dal punto di vista epidemiologico e sanitario. Risulterebbero, pertanto, senza fondamento quelli che sarebbero gli effetti negativi sul colesterolo e sul sistema cardiovascolare. Le controindicazioni sono, quindi, le stesse del caffè normale: reflusso gastrico, gastrite e si sconsiglia l’assunzione in gravidanza o comunque limitarsi in quanto come dicevamo, nessun trattamento elimina completamente la caffeina. La quantità ideale è di 400 milligrammi giornalieri, ovvero 4 o 5 tazzine di espresso. Sia per caffè normale che decaffeinato.
“Il caffè decaffeinato non fa male e non si corre nessun rischio a berlo” – a dichiararlo è Enzo Spisni, fisiologo della nutrizione dell’Università di Bologna. “Il metodo di decaffeinizzazione oggi più diffuso è quello dell’anidride carbonica, che è assolutamente sicuro. Tuttavia, il decaffeinato non è altro che un escamotage per assecondare le nostre abitudini e il piacere sensoriale. In questo senso, la nutrizione viene in secondo piano. Togliere la caffeina significa perdere anche le sue proprietà positive. Potremmo dire che questa sostanza è di fatto la parte migliore del caffè”.
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