Gli esperti fanno sapere come mangiare la carne lavorata possa comportare dei rischi enormi per la salute. I dettagli.
La carne lavorata fa male. Lo conferma in maniera ulteriore un nuovo studio relativo, realizzato appositamente per individuare di quanto aumenti il rischio di incorrere ancora di più in delle malattie cardiache.
Mangiare anche solo 50 grammi di carne lavorata come ad esempio le salsicce, il prosciutto o la pancetta ci espone del 18% in più a questo rischio. Un +9%, con quindi un possibile pericolo più moderato, si ha invece mangiando la carne rossa non trasformata di maiale, manzo od agnello.
La carne più sicura in assoluto è invece quella bianca, di pollo o di tacchino, che non porta con sé alcuna insidia. A renderlo noto sono i ricercatori della Università inglese di Oxford, ateneo che ha contribuito anche alla realizzazione del vaccino AstraZeneca.
A rendere così insidiosa la carne lavorata è la presenza in quantità eccessive di grassi saturi e di sale al suo interno. La cui assunzione stimola la formazione ulteriore di colesterolo dannoso e fa salire la pressione del sangue rispettivamente. Due fattori che vanno a pesare proprio sulla salubrità della situazione coronarica di un individuo.
Carne lavorata, come è avvenuto lo studio
Gli studiosi hanno considerato anche i dati raccolti in più di tre decenni di analisi e di osservazioni su quasi un milione e mezzo di persone residenti in Europa e negli Stati Uniti per lo più.
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La quantità di carne lavorata massima oltre la quale non spingersi dovrebbe essere di massimo due volte a settimana. Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha parlato a sua volta dei rischi connessi al consumo eccessivo di carne rossa, sia lavorata che non.
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Come sempre, occorre moderazione nell’assunzione di qualsiasi alimento, per scongiurare il rischio di incappare in spiacevoli conseguenze nel breve, medio o lungo periodo.
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