Già da un po’ chef Alessandro Borghese ed altri suoi colleghi famosi e non lamentano le grosse difficoltà nel reperire personale. Perché succede questo.
Alessandro Borghese ed altri suoi colleghi celebri e non, da tempo sostengono che trovare personale per i loro ristoranti e locali è diventato qualcosa di molto più difficile che in passato. Ed anche stavolta viene posto l’accento su quello che è ormai diventato un problema cronico.
Secondo Alessandro Borghese, in delle dichiarazioni rilasciate nello scorso mese di aprile, queste difficoltà nel reperire gente da impiegare deriva dal fatto che non ci sarebbe più la stessa dedizione al lavoro che in passato.
Sono in tanti altri a pensarla come Alessandro Borghese. In generale si assiste a dei rifiuti pure nei colloqui, con giovani che ritengono gli stipendi offerti troppo bassi. Il celebre chef e conduttore di “Quattro Ristoranti” ha citato un episodio emblematico che gli è capitato di vivere in uno dei suoi locali l’anno scorso.
Con quattro indisponibilità in contemporanea tra i suoi impiegati, tra camerieri e figure che lavorano in cucina, per una giornata erano disponibili solamente lo stesso Borghese ed uno dei suoi più fidati collaboratori, “ed avevamo 45 anni io e 47 lui”.
La cosa riguarda le più disparate figure professionali: non solo cuochi ma anche pizzaioli, pasticcieri, baristi, oltre a camerieri e sommelier. Tutte persone che verrebbero assunte alla luce del Sole, con tanto di contratto, contributi ed altri aspetti previsti dalla legge.
Eppure, nonostante ciò, di gente disponibile per lavorare non se ne trova. Ma la Fipe – Federazione Italiana Pubblici Esercizi – parla di circa 120mila individui che hanno deciso di trovare altri sbocchi professionali perché non contenti dei bassi stipendi e di orari a volte anche massacranti.
Certamente chef Borghese e tanti altri suoi colleghi mettono a disposizione tutto quanto c’è da offrire per tutelare i loro impiegati, ma per quanto riguarda questo specifico argomento la verità sta nel mezzo, molte volte.
Ovvero in alcuni casi ci sono gestori che non esitano ad assumere giovani e giovanissimi in nero ed a farli lavorare anche più di dodici ore al giorno. A fronte di una paga esigua.
C’è anche da dire che i grandi chef che occupano anche uno spazio importante in televisione spesso sono concordi nell’affermare che i giovani abbiano maturato una percezione sbagliata di come si lavora in una cucina.
La tv è una cosa, la realtà tutt’altro, con quest’ultima che richiede impegno e motivazione. Inoltre sempre da parte di importanti chef viene sottolineato un altro problema, che riguarda una formazione non adeguata.
E tutte quelle citate sono problematiche che mettono in crisi un settore che è tra i più importanti del Paese, in quanto è strettamente correlato a quello del turismo. Che anche in tempi di crisi riesce comunque a garantire un importante flusso di denaro.
Anche alcune politiche attuali non vengono ritenute motivate. Più di un gestore di ristoranti e locali si è detto d’accordo nel destinare più aiuti a persone con più di 40 anni di età e che possono trovare maggiori difficoltà nel reperire un lavoro.
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Per i più giovani la cosa migliore sarebbe invece incentivarli a sviluppare motivazione e convinzione. Ma d’altro canto dovrebbero sparire anche i furbi che intendono risparmiare il più possibile sul lavoro degli altri. Perché esiste anche questo.
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E ci sono pure casi di studenti universitari che vorrebbero fare i camerieri avendo maggiori tutele economiche, professionali ed umane.
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