Tossinfezioni alimentari: allarme rosso in Italia, con oltre 8.000 casi all’anno, c’è un motivo più diffuso di altri alla base di ciò.
La sicurezza alimentare è una questione cruciale per la salute pubblica in Italia. Ogni anno, il nostro Paese deve fare i conti con oltre 8.000 casi di tossinfezioni alimentari, con la salmonella che si conferma come il principale responsabile.
Secondo i dati più recenti, il batterio della salmonella è alla base di circa 3.300 casi di intossicazione all’anno, seguita dalle infezioni da campilobacter (1.500 casi) e dall’escherichia coli produttrice di tossina (118 casi).
Numeri che ci ricordano quanto sia fondamentale prestare la massima attenzione alla sicurezza degli alimenti che consumiamo, considerando che facciamo in media 3 pasti al giorno.
Quando ingeriamo del cibo, questo viene elaborato dal nostro sistema gastrointestinale e assorbito dalla mucosa intestinale, che assorbe i nutrienti ma purtroppo anche eventuali microrganismi nocivi. È qui che possono svilupparsi batteri in grado di produrre tossine pericolose per la nostra salute.
Intossicazioni alimentari, attenzione soprattutto alla salmonella
La salmonella, il batterio più comune nelle tossinfezioni alimentari, può essere presente in una vasta gamma di alimenti: uova crude o poco cotte e i loro derivati, latte crudo e prodotti caseari, carni e insaccati (soprattutto se crudi o non cotti in maniera adeguata).
E poi salse e condimenti per insalate, preparati per dolci, creme, gelato, frutta e verdura contaminati durante la lavorazione. Anche superfici e utensili, se non adeguatamente igienizzati, possono rappresentare un veicolo di contaminazione.
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Oltre alla salmonella, un altro batterio molto diffuso è il campilobacter, spesso legato al consumo di acqua o latte contaminati e di alimenti a rischio consumati crudi.
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Particolarmente insidiosa è inoltre l’infezione da escherichia coli produttrice di tossine, che può avere conseguenze più gravi soprattutto per i soggetti fragili. In questo caso, la prima regola di prevenzione è evitare categoricamente il consumo di cibi crudi. Gli alimenti vanno cotti ad almeno 70° per cinque minuti come minimo. In particolare la carne, in modo completo e non solo in superficie.
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Fondamentale anche prestare la massima attenzione all’igiene durante la manipolazione degli alimenti. Non utilizzare le stesse superfici e gli stessi utensili per cibi crudi e cotti.
Lavarsi bene le mani con il sapone dopo aver toccato carni crude, e fare attenzione a non contaminare rubinetti e altre superfici. Infine, non dimenticare mai di mantenere la catena del freddo per tutti i prodotti deperibili.