Il cibo sostenibile è un’alternativa sempre più praticata, sulla base di un maggiore interesse per la salvaguardia dell’ambiente. I criteri di un’alimentazione green impongono, con fondamento o senza, delle direttive su cosa mangiare ormai divenute abitudini quotidiane. Spesso però, come anticipato, molte consuetudini nascondono realtà che non proprio si sposano con i termini della sostenibilità. Vediamo insieme di sfatare qualcuno di questi falsi miti.
Sempre più soggetti manifestano o meglio scoprono intolleranze alimentari di varia natura. Una delle più comuni è quella al latte, che fa spesso virare su altre bevande per ovviare alla mancanza. Molti scelgono invece di assumere prodotti alternativi sulla base dell’inquinamento causato dagli allevamenti di bovini. In genere si predilige il latte di mandorla, per il suo sapore naturalmente dolce e delicato.
In effetti, la sua produzione genera un decimo dei gas serra prodotti invece dall’allevamento. Ciò che non si considera però è che la maggioranza delle coltivazioni di mandorle mondiali si concentrano in California, zona spesso colpita da una grave siccità. Se si considera l’elevato fabbisogno di acqua necessario per produrre il latte di mandorla ed il fatto che, i coltivatori del luogo stanno eliminando interi agrumeti per far posto ai mandorli, facile è dedurre che di sostenibilità ce n’è ben poca. L’alternativa veramente green? Il latte d’avena!
Allarme merluzzo, finalmente rientrato. Per anni si è limitato il consumo di questo pesce di provenienza atlantica, per via del rischio di estinzione. Fino a qualche tempo fa infatti, il Marine Stewardship Council aveva segnalato la scarsa disponibilità di merluzzo nei mari oceanici.
Oggi nell’Atlantico nord-orientale gli stock certificati sono numerosissimi e quasi la totalità delle catture in Norvegia è controllato. Quindi basta acquistare un prodotto certificato, senza lasciarsi prendere da falsi allarmismi.
Anche la bioplastica è un mito da sfatare: è pur sempre plastica, come rivela Greenpeace. Quindi meno del 40% della sua composizione è biodegradabile.
Stesso discorso vale per la pellicola trasparente o per le bottiglie di plastica: la soluzione ideale, in entrambi i casi, è utilizzare contenitori riutilizzabili, magari realizzati con materiali riciclati.
Anche il tofu, merita un discorso a parte. Le piantagioni di soia sono in costante aumento per via della maggiore richiesta di mercato. Questo prodotto però, non ha nulla di sostenibile.
Deforestazione e simili stanno devastando il Sud America per far posto a nuove coltivazioni. Quindi preferite il tofu realizzato in Europa, con un minor impatto ambientale.
Via libera infine agli alimenti in scatola e precotti. Intanto perchè l’alluminio è uno dei materiali più richiesti nell’ambito del riciclo. Poi bisogna considerare il minore impatto energetico derivante dalla cottura a microonde di porzioni singole, piuttosto che il forno tradizionale.
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