La situazione sui contagi oggi in Italia ha raggiunto un livello molto critico. Ma non siamo alla soglia massima di allarme, i piani previsti.
I contagi oggi hanno ripreso quota in Italia, con una media di oltre 30mila nuovi infetti al giorno. La pandemia ha assunto di nuovo proporzioni incontrollate, proprio come nello scorso mese di marzo. Ed anche adesso, come allora, le autorità hanno dovuto mettere in atto delle restrizioni necessarie allo scopo di rallentare la diffusione del virus. E va detto che comunque la situazione del nostro Paese risulta essere migliore rispetto al resto dell’Europa, dove i contagi quotidiani raggiungono numeri ben superiori.
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Per non rischiare anche noi un simile peggioramento, c’è bisogno di porre un freno dalla pandemia ed ai contagi oggi. Ecco perché, per tutto il mese di novembre e fino al 5 dicembre 2020, il Governo ha stabilito, d’accordo con il Comitato tecnico scientifico, la suddivisione dell’intero territorio italiano in fasce di rischio. Sono in zona rossa Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta e Calabria (quest’ultima in via preventiva per non rischiare di mettere sotto sforzo il purtroppo debole sistema sanitario locale). Si trovano in zona arancione Puglia e Sicilia mentre sono ‘gialle’ tutte le altre regioni. Ma Toscana, Veneto, Lazio, Campania e Liguria possono vedere a loro volta peggiorare il loro status se non si presta la dovuta attenzione.
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Sempre il Governo, d’accordo con l’ISS – Istituto Superiore di Sanità – ha stilato un documento chiamato ‘Prevenzione e risposta a COVID-19. Evoluzione della strategia e pianificazione nella fase di transizione per il periodo autunno-invernale’. In esso vengono delineate le strategie ritenute più efficaci per cercare di frenare i contagi oggi nella stagione fredda. Da qui fino a quando non giungerà primavera le condizioni climatiche renderanno infatti tutto quanto più difficile. Infatti giungeranno, puntuali come sempre, anche gli altri malanni tipici di quando fa freddo. Il piano di azioni descrive quattro fasi, con l’Italia tutta che è ormai entrata in quella che è la terza.
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Lo scenario 1 era quello sostanzialmente presente in estate, con un indice di contagio RT al di sotto del valore base critico di 1 quasi in tutta Italia. In tali situazioni i nuovi focolai del virus possono essere facilmente individuati ed arginati, con controlli immediati per tutti i soggetti coinvolti. I quali devono poi osservare un obbligatorio periodo di isolamento in casa fino a quando non risulteranno negativizzati. Lo scenario 2 vede aumentare l’indice Rt tra 1 e 1,25 di valore. Qui già si parla della eventuale difficoltà di contenere alcuni focolai e si fa riferimento ad un numero superiore rispetto alla normalità di ricoveri in ospedale e nelle terapie intensive.
Tuttavia il numero giornaliero di nuovi infetti risulta essere ancora lento. Già qui si rendono possibili le riduzioni degli orari di attività per locali o ristoranti se non proprio delle chiusure a tutti gli effetti. Lo stesso vale per scuole ed università, che possono sopperire con la didattica a distanza. Oltre alla riduzione della mobilità, con divieto di spostamenti sia in entrata che in uscita nelle arie più a rischio. E con l’istituzione di zone rosse per un periodo di almeno 3 settimane.
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Nello scenario 3, che è quello in cui è entrata l’Italia, l’indice Rt oscilla pericolosamente tra 1,25 e 1,5. La trasmissione del virus avviene molto rapidamente e porta il numero dei contagi oggi ad aumentare in maniera costante di giorno in giorno, parallelamente con un ulteriore aumento delle vittime quotidiane uccise dal virus. L’incidenza è molto più rapida ed impattante e rimedi come il tracciamento dei nuovi positivi si dimostrano insufficienti. Si riscontra un peso gravoso per il Sistema Sanitario Nazionale, con un elevato numero di ricoveri al giorno e con le terapie intensive vicine al limite. In una situazione simile si rende necessario un lockdown delimitato alle aree più a rischio in comuni, province o regioni in zona rossa per almeno 3 settimane. E con l’interruzione totale o parziale di molte attività.
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Infine c’è lo scenario 4, temutissimo, con indice di contagio Rt superiore a 1,5 e pandemia fuori controllo. Con ospedali strapieni ed enormi difficoltà nel potere fornire protezione alle categorie più esposte al pericolo rappresentato dal virus, quali gli anziani. Anche qui il lockdown e la limitazione severa alla mobilità restano le sole armi da potere utilizzare contro la diffusione incontrollata della malattia. Da attuare per un periodo di tempo non definibile, fino a quando non ci saranno dei miglioramenti. Esattamente la stessa cosa avvenuta tra marzo e maggio 2020 in Italia.
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