Il test che riguarda la trasmissione del Coronavirus oggi dagli animali all’uomo mostra dei risultati molto significativi e dei quali tenere conto.
Nel corso dell’estate la situazione Coronavirus oggi è andata assestandosi su determinati valori. I contagi sono purtroppo in risalita già da alcune settimane e questo a causa soprattutto di comportamenti di irresponsabilità.
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L’arrivo dell’autunno e delle relative malattie di stagione, unite a situazioni come la riapertura delle scuole e l’aumento delle persone che devono fare uso dei mezzi pubblici rappresenteranno un banco di prova importante per capire se e come riusciremo a fronteggiare la malattia, che ha flagellato l’Italia ed il mondo interno dall’inizio del 2020. Ci si è chiesto quale possa essere il ruolo giocato dagli animali nel veicolare la malattia, considerando che il virus del Covid-19 con tutta probabilità pare avere compiuto un salto di specie. Dal pangolino all’uomo, in particolar modo. Il pangolino è un mammifero diffuso in alcune aree della Cina, e che potrebbe essere entrato in contatto con dei pipistrelli portatori del virus.
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Per quanto riguarda il possibile coinvolgimento di animali, sia da compagnia che da allevamento, la Agenzia Canadese di Ispezione Alimentare (CFIA) ha condotto uno studio in base al quale anche gli animali possono ammalarsi di Coronavirus oggi. Seppure in determinate situazioni, alquanto circoscritte. Il pollame (tacchini, galli, galline) non sarebbe a rischio mentre ci sono probabilità – comunque molto scarse – di vedere i maiali infettati dal Covid. Quest’ultimo nei suini si riproduce con grande fatica. Ce n’è abbastanza per potere dedurre che la carne di tali animali dunque non rappresenta alcun fattore di rischio.
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A sostengo di questo studio, i ricercatori in questione hanno inoculato nei suddetti animali proprio il Sars-CoV-2. E nessun campione presentava i sintomi tipici dell’infezione né alcuna presenza del virus a test del tampone. Neppure inserendo il Sars-CoV-2 negli embrioni di pollo presenti nelle uova il Coronavirus è riuscito ad attecchire. I maiali invece si sono infettati, ma senza contagiare altri animali, inoltre presentavano lacrimazione e secrezioni dal naso nei primi giorni, ma senza presenza di febbre o di problematiche alle vie aeree. Da questo punto di vista quindi gli scienziati sono dell’idea che l’uomo non abbia nulla da temere.
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