La grave emergenza scaturita dalla diffusione del Coronavirus ha coinvolto anche le catene di supermercati, nelle quali è scattato un implicito divieto ai cibi sfusi. Ecco spiegato il perchè, seguendo l’andamento degli acquisti dei consumatori.
Le nuove direttive igieniche imposte dall’Istituto Superiore di Sanità hanno cambiato completamente le abitudini degli italiani. Maggiore attenzione alle pratiche di detersione personale, ma anche delle superfici casalinghe. Insomma, un cambiamento evidente e completo nelle abitudini giornaliere della popolazione che ha investito anche le consuetudini nella spesa. Le aziende di distribuzione hanno riportato una crescita nel settore degli utensili di plastica: posate, bicchieri e oggetti monouso hanno avuto un tale incremento nelle vendite da risultare introvabili quasi al pari di farina e lievito.
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Coronavirus Supermercati | No ai cibi sfusi | Ecco spiegato il perchè
Allo stesso modo, anche i cibi confezionati hanno riscosso grande successo, con un decremento invece delle preferenze per gli alimenti sfusi, in primo luogo frutta e verdura, seguite dal pane. Nonostante le varie campagne di incoraggiamento all’acquisto di prodotti freschi, anche per incentivare la reperibilità dei prodotti a kilometro zero e soprattutto italiani, la paura degli italiani ha preso il sopravvento.
Anche a causa dello scarso rispetto delle norme igieniche contestato dai consumatori, rispetto ad alcune categorie di venditori. Un ruolo fondamentale hanno anche rivestito le azioni deprecabili di alcuni personaggi che pur di avere un secondo di visibilità sul web, hanno perpretato azioni a danno dell’incolumità della salute pubblica. Un esempio tragico è il giovane laziale sorpreso a sputare letteralmente sulla frutta esposta in un supermercato, poi segnalato ed arrestato. Questo ha fatto quindi desistere un pò gli acquirenti che starebbero dirigendo le proprie preferenze verso prodotti sigillati che garantirebbero quindi un maggior grado di affidabilità e pulizia.
La spinta verso il consumo consapevole di plastica
Una spinta che va in piena controtendenza con la normativa europea che dal prossimo anno andrà a bandire completamente il consumo di stoviglie di plastica a favore di quelle in materiale biodegradabile o riciclabile. Si stima che ad oggi l’Italia sia il maggiore produttore ed esportatore europeo di questi materiali, soprattutto di nuova generazione in materiali compostabili. Il cui consumo nel nostro paese si stima intorno alle centiquindicimila tonnellate all’anno.
Inoltre sono distribuiti nel nostro paese circa In Italia due milioni e mezzo di tonnellate di imballaggi di plastica riempiti con prodotti alimentari ed altri beni di consumo. Di questa quantità il quarantaquattro per cento è costituito da imballaggi flessibili ovvero sacchetti, pellicole e simili. Il restante cinquantasei per cento invece da imballaggi rigidi ovvero scatole, bottiglie e simili. I dati forniti non devono però scoraggiare dall’acquisto di beni di prima necessità freschi. C’è sempre la possibilità di sterilizzarli utilizzando prodotti specifici per la disinfezione alimentare almeno per quanto riguarda frutta e verdura.
Inoltre, se avete un venditore di fiducia dal quale abitualmente vi rifornite, non c’è motivo per cui non dovreste continuare a farlo.
Dall’altro lato si rivela necessario segnalare alle autorità competenti qualsiasi difformità o trasgressione rispetto alle regole imposte dagli enti sanitari in materia di prevenzione del contagio. Sia da parte dei venditori, che da parte degli acquirenti. E’ possibile comunicare questi casi anche ai numeri di emergenza che provvederanno ad inoltrare i reclami a chi ne è responsabile. Un gesto di responasbilità civile che può aiutare il contenimento del contagio, soprattutto nelle zone maggiormente colpite.
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