Digiunare è uno dei metodi utilizzati più comunemente per sentirsi più leggeri dopo un’abbuffata oppure semplicemente per disintossicare l’organismo periodicamente. Questa pratica fa bene o male? E’ una domanda che si pone spesso chi considera il digiuno la soluzione a tanti problemi digestivi o ponderali. Qualche risposta la fornisce il dottor Stefano Erzegovesi, autore del libro “Il digiuno per tutti”. Recentemente l’Università Irvine della California ha fornito alcuni dati scientifici secondo i quali digiunare una volta a settimana riportebbe in equilibrio gli orologi circadiani, con un effetto antiage e detossinante del fegato.
Sulla base di queste informazioni, il dottor Erzegovesi, responsabile dell’attività clinica e di ricerca del Centro per i Disturbi Alimentari dell’Ospedale San Raffele di Milano, ammette la pratica del digiuno un giorno su sette. Più specificamente illustra nel suo libro come programmare un giorno di “magro”, quindi evitando l’astensione totale dal cibo. Il menù si compone di alimenti ricchi di probiotici, che garantiscano una sorta di riposo fisiologico dell’organismo diretto a rigenerarlo.
“La pratica del digiuno intermittente affonda le radici nella storia stessa di tutti gli esseri viventi e non solo dell’uomo. Ogni nostra cellula si è evoluta per poter far fronte a periodi di carestia: quando il cibo scarseggia, la cellula identifica il materiale vecchio o di scarto al suo interno e, come un inceneritore in miniatura, lo usa per produrre energia e sopravvivere” afferma il dottor Erzegovesi. Questo sarebbe appunto il motore che consentirebbe al corpo di depurarsi. Bisogna però inserire il giorno di magro in una dieta varia e bilanciata.
I lati positivi emergono solo associando il digiuno ad una sana alimentazione mediterranea a base vegetale. “In questo modo il digiuno migliora le funzioni cognitive (lucidità mentale, attenzione, concentrazione, memoria), la qualità del sonno, il tono dell’umore, il desiderio sessuale” conferma il nutrizionista, con numerosi effetti benefici sul corpo. Tra questi sensazione di minore stanchezza, riduzione dei fattori di rischio per le malattie croniche tipiche del mondo occidentale, in primis diabete 2 ed obesità. “Per vedere i primi risultati bisogna però portare pazienza all’inizio: vi sentirete meglio dopo un mese circa di pratica del digiuno intermittente” spiega il dottor Erzegovesi.
Colazione: una tazza grande di tè a basso contenuto di teina (tè bancha, tè verde, o altro infuso gradito al paziente), 2 noci (per le fibre e la sazietà), 1 bicchierino di kefir.
Pranzo e cena: un cucchiaio di verdure latto-fermentate, un piatto abbondante di brodo vegetale, un piatto abbondante di verdure (cotte, crude, in zuppa, o in crema o miste) condite con un cucchiaio di olio extravergine d’oliva.
Facoltativo: un piatto di spaghetti shirataki (zero calorie, solo fibra) conditi con pesto leggero o ragù di verdure.
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