Il legame disturbi alimentari quarantena è molto forte e ne parla l’Istituto Superiore di Sanità. Il periodo di difficoltà ha portato molte complicazioni.
Alcuni esperti del settore hanno posto all’attenzione dell’opinione pubblica la forte correlazione riscontrata tra i disturbi alimentari e la quarantena. Patologie come bulimia, anoressia e molte altre connesse all’assunzione (od alla non assunzione) di cibo sono divenute più marcate in questo periodo di difficoltà.
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In particolar modo per chi aveva il bisogno di avvalersi di specialisti e di servizi diretti, che riguardavano una interazione in prima persona. Tante strutture e tante risorse sono finite con l’essere dirottate esclusivamente sul trattamento dei casi di Coronavirus. Ma l’Istituto Superiore di Sanità non dimentica questo aspetto dei disturbi alimentari e pubblica un approfondimento dedicato sui suoi canali ufficiali.
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Disturbi alimentari quarantena, i rischi più frequenti
Chiaro che concorrono ad appesantire la situazione anche alcuni fattori ambientali, come l’accresciuta solitudine, la routine marcata, il vivere costantemente negli stessi spazi. Tutte cose che fanno crescere una condizione di isolamento e di limitazioni. Ed alla paura del contagio si possono fare più forti anche le sensazioni di perdita di controllo, che spesse volte trovano nel cibo una valvola di sfogo oppure il principale nemico da cui fuggire. Senza contare anche i purtroppo quasi inevitabili limiti imposti in tale scenario anche all’attività fisica. Di ‘runner’ non ne sono mancati anche durante la Fase 1, quando le limitazioni erano più stringenti. Ma in tantissimi sono invece rimasti a casa, mentre prima magari frequentavano piscine, palestre, centri sportivi o praticavano jogging.
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L’Iss sta monitorando l’intero territorio nazionale
Possono insorgere anche disturbi evidenti del metabolismo e della cura efficacia ad eventuali infezioni. Cose che possono favorire a loro volta anche altre condizioni gravi come scompensi respiratori o cardiaci, come sottolinea l’Iss. Sono rimasti attivi dei servizi online o di contatto telefonico. Ma in molti casi non sempre questo può bastare. Per questo lo stesso Istituto Superiore di Sanità è al lavoro per eseguire una mappatura di quelle che sono le strutture di salute pubblica convenzionate con associazioni o soggetti attivamente deputati alla cura dei disturbi alimentari.
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