È vero che la pasta cotta al dente fa ingrassare di meno oppure no? Quali sono i fattori da tenere presente.
La pasta cotta al dente fa ingrassare di meno o si tratta di qualcosa che non corrisponde al vero? La verità sta sempre nel mezzo, come spesso capita quando si parla di alimentazione. C’è chi la preferisce in questo modo e chi invece ama penne lisce o rigate, fusilli, spaghetti, bucatini e tanti altri tipi di pasta soltanto quando sono ben cotti. Come stanno veramente le cose?
A quanto pare la pasta cotta al dente fa ingrassare di meno, e questa cosa avviene se il confronto viene fatto con la pasta scotta. C’è più di una ragione che ci porta ad affermare tutto questo. E si tratta di situazioni che sono confermate da osservazioni dal punto di vista pratico.
Un primo motivo è da ricercare nel fatto che l’amido che confluisce in misura minore in maniera direttamente proporzionale al tempo di cottura impiegato. Una cottura della pasta breve, e che quindi è tipica proprio di quella cosiddetta al dente, fa in modo che ci sia un livello di amido molto più alto all’interno della pasta.
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Questo comporta come conseguenza il fatto che l’organismo impiega più tempo ad assimilare lo stesso, cosa che fa abbassare gli sbalzi di glicemia all’interno del sangue. Con anche un ridotto accumulo di zuccheri e perciò di grasso. Si tratta perciò di una buona notizia. Poi la pasta al dente tendenzialmente richiede una masticazione ottimale.
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Siccome la pasta è più dura occorre lavorare meglio con la mandibola e tutto ciò genera dei bocconi meglio lavorati e che saranno più facilmente digeribili. Tra l’altro la stessa genera anche una migliore concentrazione degli enzimi che sono deputati alla scomposizione dell’amido. Invece la pasta scotta tutti questi vantaggi non li ha e quindi tendenzialmente è sconsigliata da esperti dietologi e nutrizionisti. La pasta è al dente quando, pur restando sostanzialmente elastica, smarrisce quella che è la sua parte interna.
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