Il favismo nei bambini può avere conseguenze anche mortali. Ecco perché imparare a riconoscere subito i segnali inequivocabili ci aiuterà ad agire tempestivamente e contattare il medico curante, che potrà indicarci come agire in tal senso.
Quando parliamo di favismo, infatti, dobbiamo prestare molta attenzione ai segnali, poiché la condizione può manifestarsi sia in età adulta che, molto più frequentemente, durante l’infanzia.

Per questo motivo, imparare a riconoscere i segnali significa guadagnare tempo per intervenire e prevenire conseguenze gravi, che in alcuni casi possono diventare mortali, come accennato in precedenza.
Esistono segnali molto importanti da tenere a mente, che ci permetteranno di consultare tempestivamente il medico curante, il quale potrà aiutarci a seguire il percorso migliore.
Favismo nei bambini: come riconoscerlo?
Iniziamo subito dicendo che ci sono diversi segnali che ci fanno capire che un bambino può essere affetto da favismo. Un esempio pratico è rappresentato da un’emorragia che si può manifestare sia nelle feci che nelle urine, dopo aver mangiato legumi che possono scatenare il favismo, come le fave, da cui prende il nome.
Inoltre, spesso la causa del favismo è un’anemia emolitica non immune, che si verifica quando i globuli rossi vengono distrutti in modo improvviso, scatenando la malattia al contatto con gli alimenti che la provocano.

Un altro dettaglio molto importante è che i sintomi del favismo solitamente si manifestano tra le 12 e le 48 ore dopo aver consumato piselli, fave o altri alimenti che possono scatenare questa reazione. Il primo segno al quale bisogna prestare attenzione riguarda le sclere oculari, che appaiono di un colore giallo intenso, mentre le urine sono scure.
Come ottenere subito una diagnosi di favismo?
La diagnosi di favismo deve essere effettuata dal medico pediatra, che indicherà le analisi necessarie per accertare la condizione.
Solitamente, un semplice prelievo di sangue permette di rilevare l’enzima nei globuli rossi, sospetto di favismo. Una volta confermata la presenza di questo enzima, si può procedere con la diagnosi di favismo, e da lì si seguirà il percorso di trattamento adeguato.
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La prima cosa da fare è modificare l’alimentazione del bambino, seguendo i consigli del pediatra, e successivamente rivolgersi a un nutrizionista infantile che possa supportarvi nel percorso.
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