Uno studio spiazza tutti e spezza il pregiudizio che tutti quanti pensavamo fosse certezza: “La frittura fa male solo in certi casi”.
La frittura fa male, se mangiata in grandi quantità e con una frequenza elevata. Lo sappiamo tutti. Eppure ora arriva uno studio condotto da alcuni accademici dell’Università di Granada, in Spagna, che sovverte in parte tale affermazione.
O che comunque prova ad attenuare quelle che sono delle certezze conclamate in negativo. Ebbene, la frittura fa male? Non sempre. Se ne possono mitigare le nefaste conseguenze utilizzando dell’olio d’oliva e facendo bene attenzione a non superare i 180° di temperatura.
Infatti oltrepassata quella soglia hanno forma delle sostanze cancerogene. Tra l’altro pare anche, in base a questa ricerca, che alcune verdure darebbero il meglio proprio attraverso la frittura che non tramite la bollitura.
La frittura fa male, ma solo se ne abusi
Ciò perché friggere porta al sorgere di antiossidanti e di acido oleico, utili a prevenire cancro, diabete e problemi alla vista. Questo a fronte però delle calorie assunte. Per questo motivo bisognerebbe limitarsi a poco fritto ogni settimana, concedendosi così il classico strappo alla regola.
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Gli studiosi spagnoli hanno confrontato del cibo fritto con olio evo, del cibo bollito e dell’altro con cottura mista in olio ed in acqua, cucinando zucche, pomodori, melanzane e patate. Poi da ogni porzione cucinata hanno estrapolato i dati relativi ai grassi presenti, agli antiossidanti, i fenoli ed altre proprietà .
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I fenoli arrivano in maggiore quantità proprio dalla frittura. E questa è una importante barriera anti cancerogena. Tutto merito proprio dell’olio extravergine d’oliva. Ma comunque non si deve cedere agli abusi di quantità elevate. Due porzioni contenute ogni settimana rappresentano l’ideale.
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