Ci sono diversi nomi importanti italiani e non che presentano tracce di glifosato nella pasta venduta al supermercato. I risultati del test.
Glifosato nella pasta, la rivista dei consumatori tedesca “Okotest” torna con un altro dei suoi famigerati test nei quali pone l’attenzione su alcune irregolarità presenti in dei prodotti venduti al supermercato.
La ricerca riguarda anche prodotti made in Italy, con in alcuni casi dei livelli di glifosato nella pasta in maniera superiore rispetto alle normative vigenti nel territorio della Unione Europea.
Il glifosato è utilizzato come erbicida all’interno delle dinamiche industriali e può risultare nocivo in caso di consumo prolungato. Viene infatti ritenuto da organismi sanitari ufficiali come una potenziale sostanza cancerogena. Ma è chiaro che anche solo per mezza volta chiunque è tenuto ad impedirne l’assunzione tramite alimenti contaminati.
Un test praticamente identico condotto sempre da Okotest risale a gennaio 2021. Ora arriva un secondo round che serve in pratica a ribadire come non sia stato fatto niente per migliorare i risultati negativi registrati ad inizio anni.
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Glifosato nella pasta, i risultati di Okotest
In totale sono 19 le marche messe sotto la lente del microscopio. Il contenuto di glifosato nella pasta emerso a seguito dei controlli di laboratorio è esiguo in tutti i casi, ma questo fa capire comunque come la problematica ci sia. I risultati migliori li hanno ottenuti la pasta De Cecco e quella biologica Rapuntzel.
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Si dibatte da anni del divieto di impiegare il glifosato, ma la UE ha avallato una deroga che scadrà a fine 2022 riguardo al suo uso nei processi industriali. Periodo al quale si aggiungerà un ulteriore anno di tempo per dare il tempo ai produttori interessati di adeguarsi al nuovo standard.
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Su 19 marche di pasta analizzate, in 11 contenevano tracce seppur esigue di glifosato, ma in qualcuna c’era anche della muffa o dei residuati di oli minerali. Poi è stato trovato anche il deossinivalenolo (DON), un tipo di fungo, in due casi. Ci sono pure dei dubbi sulla veridicità dell’origine del grano lavorato per ricavare la pasta.
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