Niente da fare per chi sperava in un ribasso del prezzo dell’olio. Dopo quanto avvenuto negli ultimi tre anni, non si torna indietro.
Il settore olivicolo ha affrontato sfide significative che hanno messo in discussione la sua sostenibilità economica. Bruno Seabra, direttore generale di Carapelli, ha recentemente condiviso la sua visione sulla situazione attuale e sulle prospettive future del mercato dell’olio d’oliva.
Le sue dichiarazioni, pubblicate su Il Sole 24 Ore, offrono spunti di riflessione sulla remunerazione degli olivicoltori e sull’andamento dei prezzi. Seabra ha sottolineato che il prezzo dell’olio d’oliva non tornerà ai livelli del 2020-2021, quando le bottiglie di extravergine erano disponibili a meno di cinque euro.
Sebbene si preveda un certo rilascio dei prezzi a beneficio dei consumatori, è chiaro che il settore non può permettersi di continuare con prezzi troppo bassi. Secondo Seabra, una remunerazione sotto i 3,5 euro al chilo è insostenibile per gli agricoltori.
Questo è un cambiamento significativo rispetto a un passato in cui i prezzi stracciati erano considerati vantaggiosi. La crescente consapevolezza riguardo ai costi di produzione, anche aumentati a causa delle recenti crisi geopolitiche, sta portando a una riconsiderazione delle strategie di prezzo.
Un altro aspetto rilevante menzionato da Seabra è il calo del consumo di olio extravergine, che è diminuito del 16%. Le famiglie italiane, abituate a un consumo moderato di olio, hanno portato l’industria olearia a dover affrontare una sfida critica: come recuperare i volumi di vendita persi.
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La risposta non può essere solo una questione di sconti e promozioni aggressive. Se da un lato le offerte possono attirare i consumatori, dall’altro rischiano di minare ulteriormente la già fragile redditività degli olivicoltori.
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Seabra ha anche evidenziato l’importanza di un cambiamento di paradigma all’interno della filiera olivicola. La necessità di una distribuzione equa del valore aggiunto è fondamentale per garantire la sopravvivenza degli agricoltori.
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Con i costi di produzione in aumento e una resa potenzialmente ridotta a causa dei cambiamenti climatici, è imperativo che tutti gli attori della filiera collaborino per trovare soluzioni sostenibili. La transizione da una logica competitiva a una più cooperativa potrebbe rivelarsi essenziale per il futuro del settore.
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