Brutta gatta da pelare per Just Eat, che deve fare i conti con una accusa che arriva dall’alto. E che riguarda dei consumatori arrabbiati.
Just Eat, tra i soggetti attivi nel settore della consegna di cibo a domicilio, è certamente uno dei più conosciuti. Di anno in anno proprio Just Eat ha visto crescere la propria popolarità, con questo servizio che è cresciuto nello specifico in un periodo particolare come quello che tutti quanti noi avevamo vissuto nel corso del lockdown.
Però non sono tutte rose e fiori per Just Eat, che ora deve difendersi da una accusa che riguarda un suo spot pubblicitario. La segnalazione non arriva da qualcuno a caso bensì da un ente molto importante in materia di controllo sulla veridicità della comunicazione in ambito pubblicitario.
È il Comitato di Controllo dell’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria a ritenere fuorviante uno spot ben specifico. Con la cosa che quindi rischia di potere dare adito a situazioni potenzialmente spiacevoli e non previste per i consumatori che scelgono si avvalersi dei servizi messi a disposizione da Just Eat.
Ad ottobre del 2022 lo spot finito sotto alla lente di ingrandimento del Comitato era andato in onda sulle reti Mediaset. Tra i termini proposti ai telespettatori mediante testo scritto in contemporanea con lo scorrere delle immagini era sorta una scritta capace di attirare l’attenzione delle autorità di controllo.
Just Eat, lo spot incriminato e quella scritta alla fine
Si parla infatti chiaramente di “consegna gratuita”, ma la cosa è parsa in palese contrasto con l’articolo 2 del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale. Articolo che riguarda la comunicazione commerciale Ingannevole.
Il pubblico viene invitato ad usare la piattaforma ufficiale per comprare del cibo da farsi consegnare a casa, citando specificamente dei nomi ben conosciuti: Burger King, Pokè House e Piadineria. Viene poi affermato come la consegna nel mese di ottobre fosse gratuita, sia a voce che con il testo, come riferito da Il fatto alimentare.
Apprendiamo come però ci sia un’altra scritta alla fine dello spot, più piccola e che recita:
“Promo soggetta a importo minimo d’ordine. Solo presso i ristoranti aderenti”
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Questo vuol dire che la promozione con consegna a domicilio gratuita dell’ordine desiderato riguarda solamente alcuni dei ristoranti indicati in piattaforma. Inoltre la stessa scatta solamente a partire da una cifra minima, che di standard spesse volte va dai 20 euro a salire.
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Ce n’è abbastanza, per il Comitato di Controllo dell’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria, per intervenire e ribadire come i consumatori possano male interpretare il tutto. Ed essere portati a pensare che la gratuità della consegna non presenti nessuno di questi vincoli.
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E la specifica che compare nei secondi finali dello spot viene ritenuta sufficiente dalla autorità preposta per chiarire come stanno in realtà le cose. Questa pubblicità, così come è stata proposta, è ritenuta non corretta e non trasparente. Cosa che con i consumatori non dovrebbe mai accadere.