Ha sollevato un vespaio di polemiche la pubblicità sulle patatine Amica Chips a sfondo religioso. Dopo tante proteste è giunto il ritiro.
Lo spot di Amica Chips intitolato “Niente comunione con le patatine” ha scatenato una controversia significativa, mettendo in discussione il rispetto religioso e il confine tra pubblicità e sensibilità dei consumatori.
Ideato dall’agenzia Lorenzo Marini Group, il video di trenta secondi si svolge all’interno di un monastero, dove una suora fa una scoperta scioccante: le ostie sono finite. La scena cambia e mostra un gruppo di novizie che si dirigono verso l’altare per ricevere l’Eucaristia.
Tuttavia, un suono inaspettato e croccante interrompe la solennità del momento. In breve, si scopre che la suora ha sostituito le ostie con delle patatine di Amica Chips. L’intento dello spot era sicuramente quello di suscitare reazioni, positive o negative che fossero, e in questo ha sicuramente avuto successo.
L’Associazione Italiana Ascoltatori Radio e Televisione (Aiart) ha esaminato lo spot e lo ha definito “blasfemo”, chiedendone immediata sospensione e segnalando il caso all’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria.
Amica Chips, cosa è successo con questo controverso spot
Secondo Giovanni Baggio, presidente dell’Aiart, lo spot violerebbe gli articoli uno e dieci del codice di autodisciplina della comunicazione commerciale, che riguardano la lealtà della comunicazione, le convinzioni morali, civili, religiose e la dignità della persona.
L’interpretazione dell’Aiart è chiara: lo spot di Amica Chips sarebbe in contrasto con il codice di autodisciplina a causa del suo contenuto offensivo e irrispettoso. Il Comitato di Controllo dell’Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria ha accolto l’appello dell’Aiart e ha giudicato la campagna pubblicitaria come violazione dell’articolo dieci.
Il Comitato ha ritenuto che il parallelismo stabilito tra la patatina, presentata come “il divino quotidiano” alla fine dello spot, e l’ostia avesse come conseguenza la derisione del sacramento dell’eucaristia, offrendo motivi validi per sentirsi offesi sia per i credenti che per chi non lo è.
Il risultato è stato che lo spot, nato controverso, dovrà essere ritirato dalla diffusione. Le motivazioni del Comitato evidenziano che l’articolo dieci esiste per proteggere la sensibilità dei consumatori. I quali hanno il diritto di non essere offesi nelle loro profonde convinzioni da campagne pubblicitarie.
La questione è alquanto spinosa
Campagne pubblicitarie che, essendo mosse da interessi puramente economici, non devono andare in conflitto con valori di rango superiore, tra cui le convinzioni religiose occupano un posto di primissimo piano.
Il caso dello spot di Amica Chips ci offre una riflessione sul confine tra libertà creativa e rispetto delle convinzioni religiose. La pubblicità può essere un potente strumento di comunicazione, ma deve essere gestita con sensibilità e consapevolezza dei valori che sono importanti per la società.
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In questo caso specifico, il giudizio è stato che la rappresentazione irriverente del sacramento dell’eucaristia nella pubblicità di Amica Chips si è spinta troppo oltre, colpendo la sensibilità di molte persone e richiedendo quindi la sua censura.
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Questo episodio ci ricorda che le aziende devono essere attente e responsabili nel creare contenuti pubblicitari. Considerando l’impatto che possono avere sulla società e rispettando la diversità delle convinzioni religiose e culturali.
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La pubblicità può essere audace e creativa, ma deve cercare un equilibrio tra l’obiettivo di attirare l’attenzione e il rispetto dei valori fondamentali della comunità.