Le uova di gallina più utilizzati in cucina, eppure, sembrerebbe che ben presto possono scomparire del tutto dal commercio e quindi dai supermercati… ma cosa c’è di dare tutto qua?
Immaginare una cucina senza l’impiego delle uova di che linea sembrerebbe essere che soffre davvero molto difficile, considerando il fatto che queste sono alla base di numerose ricette sia in campo salato che dolce. Nel corso degli anni, però, sono state numerose le notizie pubblicate in relazione a questo alimento e sulle modalità di introduzione all’interno dell’alimentazione quotidiana, per le quali gonfiabile non superare le quattro uova alla settimana.
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Recentemente, però, è stata pubblicata un’altra notizia molto importante che riguarda la produzione di uova di gallina e in particolar modo quella che sembra effettuata un tappo industriale… in pochissimo tempo ha davvero fatto il giro del mondo.
Le uova di gallina stanno per scomparire?
Questa è la domanda che sta tenendo banco nel mondo del web in queste ore e che riguarda proprio la produzione delle uova di gallina e che a quanto pare sta per scomparire dal mercato. In particolar modo facciamo riferimento alla produzione di questo tipo di alimento effettuata con le galline imprigionate in una gabbietta alle quali è consentito uscire da solo il collo per nutrirti e quindi essere comunque sì taci durante a tutte quelle uova.
Numerosi studi effettuati nel campo dell’industria alimentare hanno permesso di far luce su come le uova allevate in gabbia non abbiano una qualità ottimale di vita che si ripercuote, inevitabilmente, sulla produzione delle uova. Infatti, facciamo riferimento a un metodo di produzione che ancora oggi viene definito dannoso per la salute delle galline e dell’ambiente.
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L’arrivo dei sistemi combinati
Recentemente su scala internazionale è stata proposta l’iniziativa dei cittadini ICE End the Cage age, per il quale sei impegnata anche alla Commissione europea vietare gli allevamenti in gabbia e quindi favorire un allevamento più naturale e biologico di tutti coloro che sono impegnati nell’industria alimentare anche con altri animali, e quindi non sono delle galline, affinché queste possano avere una vita del quotidiano quanto più serena possibile, all’aria aperta libera dallo stress delle gabbie.
Al fine di garantire una traduzione libera da oppressione, a diffondersi nell’industria alimentare troviamo l’installazione di sistemi combinati, sui quali si è espressa Chiara Carpio nonché responsabile della comunicazione e dei Programmi Animal Equality, così come mi portato dal portale dissapore.com: “Sono, delle vere e proprie gabbie, con l’unica differenza che in teoria le porte delle strutture possono essere aperte. Però presentano partizioni interne, presentano una pavimentazione del tutto simile a quella delle gabbie, la densità è possibile aumentarla…”. Infine: “Hanno il vantaggio di far abituare l’animale all’ambiente dell’allevamento, con una brutta parola servono ad addestrarli, e quindi sono stati adottati dai produttori di gabbie ma anche da molti allevatori. Per fortuna ora molti marchi stanno rifiutando questi sistemi combinati, e prendono un impegno analogo a quello che hanno preso contro le gabbie”.
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