Arriva una sentenza sfavorevole alla casa farmaceutica produttrice del Levothyrox. Cosa è accaduto al punto da arrivare a questa decisione.
Levothyrox, il noto farmaco realizzato dalla tedesca Merck, è protagonista di una brutta faccenda culminata con una sentenza sfavorevole all’azienda farmaceutica ed emessa dalla Corte di Appello di Lione in origine.
Nel 2020 il tribunale della città francese aveva condannato la Merck ad un indennizzo per circa 3300 persone che avevano fatto uso del Levothyrox.
Dopo il ricorso dell’azienda teutonica, è giunto un ulteriore verdetto sfavorevole però, questa volta da parte della Corte di Cassazione sempre francese.
Motivo del contendere è un cambio nella formula della realizzazione del Levothyrox che avrebbe avuto però degli effetti collaterali negli individui interessati. Il tutto però sarebbe avvenuto senza che la casa produttrice ne desse notizia.
Come riporta Il Salvagente, secondo la Corte di Cassazione d’Oltralpe mancherebbe qualunque indicazione in merito, infatti, con alcuna informazione a menzionare tutto ciò all’interno del prospetto illustrativo. Va detto che in origine la Merck era stata ritenuta non imputabile di alcuna violazione. Era marzo del 2019, con la nuova formula del Levothyrox lanciata sul mercato due anni prima.
Però le associazioni dei consumatori erano riuscite a vedere accolto il proprio ricorso, facendo si che questo farmaco per curare l’ipotiroidismo finisse di nuovo sub judice.
Poi ecco arrivare la sanzione, che ha stabilito un risarcimento per danni morali pari a mille euro per ognuna delle 3300 persone interessate. Con un indennizzo totale di 3,3 milioni di euro. Ognuno dei risarciti aveva chiesto invece 10mila euro a testa.
I sintomi più noti dopo l’assunzione del Levothyrox consistevano in mal di testa, vertigini ed insonnia. Per tutti i casi riconosciuti che hanno avuto luogo tra la primavera del 2017 e quella del 2018.
La difesa della Merck consisteva in una presunta impossibilità di potere informare i propri consumatori in quanto la legge avrebbe vietato ciò.
Non di questa idea è la Corte di Appello transalpina, che ha riconosciuto al contrario un mancato obbligo nell’informare i pazienti facendo ricorso ad apposite informazioni sulla importante modifica effettuata dall’azienda farmaceutica, che avrebbe potuto e dovuto ricorrere ad avvisi sia sulle confezioni che all’interno del foglietto illustrativo.
Ed anche quando tali modifiche sarebbero effettivamente state riportate, ciò sarebbe avvenuto facendo ricorso a caratteri riportati in maniera eccessivamente minuscola. Rendendo quindi più complicato del dovuto i consumatori nel prendere nota di quanto successo.
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