Chef Andrea Matranga, il suo bagaglio di esperienze è veramente vasto. Come nasce la sua passione e quali sono le persone da cui si sente “ispirato”?
Nasce tantissimi anni fa, io ero un atleta professionista. Durante la stagione in cui
giocavo a Reggio Calabria conobbi la mia fidanzata e attuale moglie Alessandra che allora
possedeva dei locali a Palermo e io trascorrevo il mio giorno libero con lei in uno dei suoi
locali. Così mi accostai a questo mondo e ne fui totalmente folgorato.
La sua famiglia come ha visto la sua decisione? Chi è stato il più grande sostenitore del suo percorso professionale?
Ovviamente mia moglie, anche se adesso si occupa d’altro e non ha più nessun legame
con la ristorazione, continua a sostenermi anche e soprattutto nei momenti difficili ..un vero faro per me.
Ci sono stati momenti in cui ha pensato di mollare?
Ho mollato per un periodo, non riuscivo a capire esattamente il perchè, non trovavo
stimoli nel cucinare e provai tanti mestieri pensando che la mia strada fosse altro. Passai
dall’essere assistente parlamentare a guidare i camion. Per un paio d’anni feci di tutto, ma la mia insoddisfazione cresceva. Poi una bellissima corrispondenza ed un confronto con un grandissimo della cucina Italiana mi fece capire che dovevo tornare dietro i fornelli, che la mia strada era quella, solo che non dovevo limitarmi a riprodurre piatti come cliché, ma dovevo riprodurre le mie emozioni! Ovviamente parliamo quasi del secolo scorso, quando la cucina emozionale era una cosa da pazzi visionari. Fui totalmente preso da questo concetto di cucina e così iniziai il mio nuovo percorso ritrovando stimoli e voglia di trasmettere le mie emozioni ai commensali. Il pazzo era un certo Massimo Bottura, al quale sono e sarò sempre grato.
Qual’è il primo piatto “perfetto” che ha cucinato nella sua vita?
Dipende da cosa si intende per perfetto. In cucina è un concetto molto soggettivo: ciò che
a me piace ad altri potrebbe non piacere e viceversa. Direi che il piatto al quale sono più
legato è “Ricordi Isolati”. E’ un piatto ricco di tecnica e concettualmente molto ben
elaborato, un piatto che racchiude un mio ricordo d’infanzia legato al mio paese d’origine Isola delle Femmine. E’ un borgo marinaro in provincia di Palermo. Sono riuscito a riprodurre odori e sapori della mia lontana (ahimè) adolescenza legata ai profumi dei primi amori, ai sapori delle prime battute di pesca amatoriali con gli amici. Questo è uno dei piatti che rappresenta la mia cucina tecno-emozionale.
L’esperienza in Giappone ha cambiato il suo modo di interpretare la cucina? In che
modo? Quali ingredienti orientali vedrebbe bene in un piatto italiano?
L’esperienza in Giappone è stata una tappa fondamentale della mia vita gastronomica e
non solo. Il Giappone è la mia seconda patria: amo il popolo giapponese. Ne amo perfino i difetti, il più grande dei quali è quello di volere emulare a tutti costi gli occidentali, come se rinnegassero il loro essere giapponesi e non rendendosi conto che hanno una tradizione, una cultura unica e meravigliosa. Hanno ancora il senso dell’onore e della responsabilità che noi occidentali abbiamo perso.
Dal punto di vista gastronomico la loro cucina è una delle più ricche di biodiversità al mondo: spaziano dal pesce alle verdure, alla carne con cotture leggere e salutari senza intaccare, ma anzi esaltandone i sapori e valorizzando gli ingredienti. Fatta eccezione per la frutta che purtroppo è carente (perchè essendo di importazione ha costi esagerati). In un piatto italiano vedo bene (ed uso spesso) la Soba (tagliatelle di grano saraceno). E’ un ingrediente fantastico che si sposa benissimo con le nostre verdure.
Chi cucina in casa sua e qual è il piatto preferito dai suoi familiari?
Di solito cucino io, ma mia moglie è bravissima (solo che approfitta di me!). A
casa mia adorano le lasagne, su quelle non si fanno prigionieri!
Cosa fa chef Matranga nel tempo libero?
Il mio tempo libero lo trascorro in famiglia, in questo periodo sto molto con mio figlio
Marco che gioca a calcio e fa il portiere.
Essendo un ex atleta professionista capisco bene i suoi stati d’animo, inoltre curo la sua preparazione atletica e lo accompagno ai vari provini in giro per l’Europa ed in particolare in Inghilterra. Adesso vorrei dedicarmi di più a mia figlia Manuela, che mi ha accompagnato in Giappone aiutandomi come pr ed interprete.
Il programma “Anna e i suoi fornelli” in cui ha cucinato insieme alla bellissima Anna
Falchi, ha superato gli ascolti delle reti concorrenti Rai e Mediaset nelle regioni in cui è andato in onda. Un risultato strabiliante: se lo aspettava?
Di certo lo speravo. Da ex atleta ho nel DNA la competizione, ma era solo un miraggio.
Invece abbiamo raggiunto vette d’ascolto importanti e questo è sicuramente molto incoraggiante e ci offre stimoli ad andare avanti e fare sempre meglio.
Con Anna si è creato un feeling pazzesco, siamo andati in onda senza conoscerci, ci siamo visti pochi minuti prima in sala trucco eppure sin dalla prima puntata eravamo in piena sintonia. Nessuno a casa si è accorto di ciò, tutti hanno avuto la sensazione che lavorassimo insieme da chissà quanto tempo!
Una sorta di “rivincita” rispetto a “La prova del Cuoco”, si potrebbe dire, programma in cui improvvisamente non è stato più chiamato a partecipare…
Nessuna rivincita, anche se devo ammettere che è stato un fulmine a ciel sereno (visto il
record di ascolti che avevo fatto con la mia unica presenza). La vita mi ha insegnato che spesso le strade si dividono e alcune volte senza sapere nemmeno le motivazioni, solo perchè doveva andare così.
Non ce l’ho con nessuno e non ho sassolini nelle scarpe (sorride). Ho lasciato tanti amici in redazione RAI ai quali va il mio più grande e
sincero in bocca al lupo. Pensi che sono riuscito a segnalare e far entrare un cuoco lo stesso giorno in cui sono stato silurato.. pazzesco no?
Cosa ne pensa dei talent show culinari tipo “Masterchef” e cosa consiglierebbe ai tanti giovani che vorrebbero intraprendere il suo percorso?
E’ un format molto interessante. La prima volta che lo vidi fu in Australia, mentre facevo
da consulente per l’apertura di un ristorante e devo dire che la versione australiana la trovo molto meno stressante della nostra, per i telespettatori molto più cordiale e familiare. Ai tanti giovani dico di guardare i programmi di cucina, ma con distacco.
Dovrebbero osservare solo la parte tecnica in cui spiegano come si organizza un piatto, sia dal punto di vista estetico tecnico e lasciare perdere il resto, perchè la vita di un cuoco all’interno di un ristorante è cosa assai differente da ciò che si vede in TV. Quindi andate GRATIS per qualche mese in un ristorante e capirete da soli se questa è la strada giusta per voi.
Non si smette mai di sognare: come e dove vede il suo futuro?
Io sogno sempre e senza rendermi conto che ho 50 anni e che magari dovrei
ridimensionare i miei sogni o magari adattarli alla mia età. Spero che il futuro sia fatto ancora di tanta cucina e spero ci sia spazio anche per un progetto solidale (spero si possa avverare) in cui insegno un mestiere ai tanti ragazzi a rischio, per tenerli lontani dalle strade.
Noi ci auguriamo sinceramente che questo desiderio possa avversarsi!