Allarme sulla presenza di mercurio nel pesce che riguarda un alimento ittico venduto in Italia. Tutti i dettagli del caso per il riconoscimento.
Mercurio nel pesce: ancora una volta gli ispettori deputati al controllo sulla qualità degli alimenti e che fanno riferimento al RASFF hanno riscontrato una grave problematica. A renderlo noto è lo stesso Sistema Rapido Europeo per la sicurezza di Alimenti e Mangimi.
Una apposita notifica di richiamo alimentare che ha trovato pubblicazione sul sito web ufficiale riservato ai richiami del RASFF riferisce che la specie ittica interessata dalla problematica sulla presenza di mercurio nel pesce è nello specifico del sarago (Pagrus pagrus).
La provenienza di tale articolo alimentare è la Tunisia. Dal Paese maghrebino poi questo prodotto viene esportato da noi in Italia. I livelli di metalli riscontrati dopo appositi ed approfonditi rilievi svolti su dei campioni di sarago hanno riportato i valori di 0,76 mg/kg.
Leggi anche –> Dieta antinfiammatoria | una vera armatura per il nostro organismo
Mercurio nel pesce, altra situazione controversa risolta dal RASFF
Si tratta di una misura superiore rispetto al limite massimo da non superare imposto dalle attuali normative sulla sicurezza alimentare da parte della Unione Europea e vigenti su tutto il territorio comunitario, Italia compresa.
Leggi anche –> Richiami alimentari | tre ritiri sul mercato italiano | rischio serio
Il valore in questione aumenta poi a 1 mg/kg per quanto riguarda pesci di taglia più grande. Come sempre avviene in situazioni del genere, le autorità preposte hanno disposto per la dismissione dal circuito delle vendite di questo articolo interessato dalla problematica descritta.
Leggi anche –> Acqua minerale | contaminata quella di un marchio italiano | i dettagli
Per restare sempre aggiornato su news, ricette e tanto altro continua a seguirci sui nostri profili Facebook e Instagram. Se invece vuoi dare un’occhiata a tutte le nostre VIDEO RICETTE puoi visitare il nostro canale Youtube.
Per fortuna però le azioni intraprese dal RASFF riguardano sempre le fasi preliminari che precedono la messa in commercio degli alimenti contestati. Da qui il non bisogno di diffondere dati sensibili per riconoscere gli stessi, come nomi delle marche, numeri di lotto e date di scadenza.