Il morbo della mucca pazza è noto sin dalla seconda metà degli anni ’80. Per debellarlo vennero prese scelte drastiche, fino ad oggi.
I mangimi a base di proteine animali non sono più vietati negli allevamenti presenti all’interno del territorio dell’Unione Europea. La decisione è ufficiale dopo una apposita votazione del 22 giugno 2021 ed avrà decorrenza a partire dal prossimo agosto.
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Tale scelta venne presa nel 1994 – e rafforzata con ulteriori restrizioni nel 2001 – come misura protettiva contro il proliferare del morbo della mucca pazza. Già un primo divieto del bando di nutrire il bestiame con farine animali venne abolito nell’ormai lontano 2012.
Il morbo della mucca pazza è noto sin dalla sua apparizione in Gran Bretagna del 1986. Alla votazione si sono astenute Francia ed Irlanda e non sono mancati pareri negativi, come quello del gruppo europarlamentare dei Verdi.
Quello della malattia di Creutzfeldt-Jakob o BSE, encefalopatia spongiforme bovina, è una problematica che da quel 1986 in poi ha causato la morte di 178 persone e la macellazione di più di 4 milioni di bovini.
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Mucca pazza, perché la UE fa decadere i bandi degli anni scorsi
L’ultimo caso noto di mucca pazza, come evidenzia Il Fatto Alimentare, è del 2016. A base della scelta di reintrodurre l’utilizzo di farine e proteine animali nei mangimi del bestiame c’è la convinzione che la malattia sia pressoché scomparsa. E che non ci sarebbero più dei rischi per la salute dei consumatori.
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Se tuttavia la UE ha optato per questa svolta, nel Regno Unito è già stato comunicato che non avverrà nessuna svolta in merito. In seguito alla Brexit, il governo d’Oltremanica non è obbligato a seguire le indicazioni della Commissione.
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E si propenderà anche in futuro per perseguire le strade ed i modi che verranno ritenuti più sicuri allo scopo di tutelare la salute dei consumatori ed anche il benessere degli animali da allevamento.