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Sarà certamente un Natale diverso quest’anno e secondo quanto emerge dalle ultime indiscrezioni, il rischio relativo ad un lockdown non sarebbe ancora del tutto scongiurato.
Dopo l’ultimo decreto firmato dalla Presidenza del Consiglio, la situazione non sembra comunque essere neanche parzialmente rientrata. In Italia la situazione è drammatica, con un aumento costante dei ricoveri in terapia intensiva ed il picco dei decessi su scala nazionale dall’inizio della pandemia. Ad oggi sono oltre un milione i positivi complessivi ed il numero sembra destinato ad aumentare. Il piano programmato dal Governo attuato tramite la classificazione delle Regioni in colori a cui corrisponde un diverso gradi allerta, sembra non rispecchiare effettivamente la realtà che si vive sul territorio.
A tenere fortemente banco ad esempio è la situazione della Campania, soprattutto dopo il video divenuto virale che riprende un uomo morto nel bagno dell’Ospedale Cardarelli, il più grande del Centro Sud. A parte l’intento disgustoso di colui che ha diffuso immagini così cruente, la realtà che si cela dietro il filmato ricalca il grido del personale sanitario che invoca la chiusura totale. Le strutture sanitarie stanno giungendo a saturazione, mostrando la vera faccia della tragedia italiana della carenza di personale del settore e della adeguatezza logistica delle stesse. Insomma, una condizione che avrebbe potuto essere evitata forse, ma non sta a noi giudicare.
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Il consulente del Comitato Tecnico Scientifico del Ministero della Salute Walter Ricciardi, ha messo le mani avanti giustamente, considerando le evidenze che giungono dalle diverse Regioni. Intervistato da Skytg24 pochi minuti fa l’esperto ha affermato: “Il lockdown non è scongiurato, in molte regioni la situazione sta peggiorando, in altre è stabile. Va arrestato il peggioramento e invertire la curva”. Il richiamo è appunto alla situazione drammatica che sta emergendo dalle realtà locali e che gradualmente si sta verificando in diverse zone sul territorio nazionale. Anche il Presidente del Consiglio di fronte a certi dati, ha ritenuto opportuno da un lato tranquillizzare, dall’altro mettere le mani avanti. Il virus non avverte e sulla base di tali premesse, non è possibile ad oggi preventivare un Natale sereno. Purtroppo in questo giocano anche i comportamenti responsabili dei cittadini che, a quanto pare, scarseggiano dati alla mano.
Il Premier prende tempo, per capire come si evolverà la situazione nelle prossime settimane: “Lavoro per evitare il lockdown totale. La curva sta salendo, ma mi aspetto che nei prossimi giorni, anche per effetto delle nostre misure, cominci a flettere”. La data decisiva è il prossimo 15 novembre, in cui scatterebbero eventuali ulteriori restrizioni. Se la chiusura totale non è la strada prioritaria da prendere in considerazione, è pur vero che il Governo ha una strategia che comprende la regolamentazione delle prossime festività natalizie. Anche su questo fronte però i messaggi trasmessi sono contrastanti. Qualche giorno fa la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa, parlando di un provvedimento in studio dall’esecutivo, aveva dichiarato a ‘La Stampa’: “Non deve essere un Natale solitario, ma che le famiglie possono riunirsi nel nucleo ristretto. Parenti di primo grado, fratelli e sorelle”.
Di diverso avviso invece il viceministro Pierpaolo Sileri che a Rainews24 ha esposto un pensiero completamente diverso: “Anche a Natale dovranno essere ridotti ed evitati i contatti interumani. Si tratterà di usare le stesse raccomandazioni di oggi e andranno evitati i pranzi familiari”. Insomma quale sia la strategia nominata più volte dal Premier non appare del tutto chiara. Ciò che è certo anche ai non esperti è che il nostro Paese non ha la tenuta economica per supportare un altro lockdown.
Di conseguenza il no a pranzi e cenoni non sembra ancora evitato del tutto, così come una chiusura su scala nazionale per quanto come ribadito, non è la soluzione prioritaria del Governo. Vedremo nei prossimi giorni come andrà a finire, sulla base della reattività delle misure adottate. Ovviamente è da ribadire l’appello alla responsabilità civile: insomma, si salvi chi può o meglio salvarsi è un obbligo.
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