Da uno stabilimento della Nestlé fuoriescono delle sostanze che vanno a finire in un fiume vicino. Le conseguenze sulla fauna e sull’ambiente sono disastrose.
In Francia la multinazionale Nestlé è finita nell’occhio del ciclone per una immensa moria di pesci avvenuta nel fiume Aisne. Gli esemplari senza vita venuti a galla sono migliaia, “talmente tanti che l’acqua non si vedeva più”, riferiscono fonti locali. Ed il motivo di questo immane disastro ambientale sarebbe da attribuire ad uno sversamento nell’Aisne avvenuto in un impianto della stessa Nestlé, nei pressi di Brécy-Brières, nella regione delle Ardenne.
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I pescatori del posto hanno denunciato la cosa e si stima che vi siano danni irreversibili in un raggio di almeno 8 km quadrati. La cosa si è verificata domenica 9 agosto 2020, di sera, in quello che è l’impianto di trattamento delle acque reflue di Nestlé che sorge lì. In quello stabilimento viene prodotto il latte utilizzato per fabbricare le cialde Nescafé Dolce Gusto. E proprio i vertici dello stabilimento hanno confermato la notizia, parlando di un incidente sfortunato. “Un trabocco involontario di effluenti di fanghi biologici senza prodotti chimici all’interno”, rilasciati dai depuratori. Appena i tecnici hanno capito cosa stava succedendo, hanno provveduto a stoppare di colpo la produzione, come confermato dal direttore dell’impianto. Lo sversamento pare sia durato tre ore circa, in base a quanto affermato dalla direzione della fabbrica.
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Eppure le conseguenze sono state disastrose e mai viste prima. Le sostanze finite nelle acque del fiume hanno generato una diminuzione letale di ossigeno, portando alla morte di migliaia di pesci. Le autorità locali confermano di avere impiantato una diga per cercare di arginare gli effetti dell’inquinamento e per circoscriverlo il più possibile. E hanno già rimosso oltre due tonnellate di pesci morti. Associazioni ambientaliste francesi che si sono interessate al caso riferiscono che potrebbero volerci almeno 4 anni per ricostruire la fauna del fiume Aisne. Particolarmente colpita la popolazione di anguille autoctone, che migra dal fiume al mare a seconda della stagione e che era una specie protetta. “Per rivederle potrebbero volerci tra i 12 ed i 17 anni”, si apprende. E si sta procedendo con la raccolta di campioni di acqua inquinata, allo scopo di accertare la veridicità fornita dall’impianto Nestlé su quanto accaduto.
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