Attenzione alle abbuffate compulsive, quella sensazione esagerata di fame implacabile che vi porta ogni volta a svuotare la dispensa, passare dal dolce al salato, senza avvertire il senso di sazietà… un qualcosa che appartiene ad una patologia che non deve essere sottovalutata.
Sempre più spesso si sente parlare di disturbi alimentari, legati ad una condizione psicologica che intaccano la mente della persona passando, appunto, dal cibo e che viene visto sotto un punto di vista della consolazione o, invece, un nemico da evitare. In tutti i casi facciamo riferimento ad uno status di malessere che richiede l’intervento di un professionista che ci aiuti a guarire sotto molteplici punti di vista, puntando a mente e anche alimentazione.
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Di seguito, infatti, parleremo dell’abbuffata compulsiva legata ad un particolare disturbo che non può non essere sottovaluto e per il quale bisogna intervenire il prima possibile.
Parlare dell’abbuffata compulsiva in un primo momento potrebbe anche creare un senso di disorientamento, ma è bene ricordare che, invece, si tratta di un sintomo di una patologia e che può avere degli effetti incredibili. Un esempio pratico per capire quanto stiamo dicendo è rappresentato dall’estrema obesità, l’aumento di peso esponenziale anche ben oltre i 200 chili, status in cui anche le funzioni vitali cominciano a subire dei danni incredibili, oltre alla perdita delle funzioni motorie.
Un degli step di partenza per casi simili a questi, molto spesso, è rappresentato dall’abbuffata compulsiva, che nasce anche dalla fame nervosa e che fa individuare nel cibo una valvola di sfogo e anche di consolazione… fattore determinante è che solo quando si raggiunge uno status di sazietà sentita più dalla mente che dallo stomaco, la persona in questione smetterà di mangiare o comunque fermarsi e poi riprendere poco dopo.
L’abbuffata compulsiva, quindi, comporta l’esigenza di nutrirsi di ciò che spesso è molto dolce e di ciò che desideriamo in quel momento, ovviamente tutti fuori pasto. Alla base di questo disturbo troviamo il CRF, ovvero l’ormone dell’ansia, così come evidenziato da uno studio condotto dalla Boston University e condotto da Pietro Cottone e Valentina Sabino, la cui ricerca è stata poi pubblicata dalla rivista Neuropsychopharmacology.
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Sulla base di quanto detto, infatti, durante lo studio in questione è stato riscontrato anche come un adeguato percorso fatto con uno specialista da un punto terapeutico ha permesso ai pazienti anche di avere un beneficio psicologico, alleviando lo stress e l’ansia, allontanando anche il costante senso di fame.
Pietro Cottone, in relazione allo studio condotto, ha fatto la seguente osservazione: “Il meccanismo d’azione da noi scoperto e il possibile trattamento farmacologico riguarda tutte le forme di abbuffata compulsiva. Secondo noi dietro questo disturbo c’è appunto CRF, che aumenta nell’amigdala, il centro che genera ansia, durante l’astinenza da cibo, incrementando l’ansia. Iniettando una molecola che blocca CRF, i ratti smettono di essere ansiosi e non sentono più il bisogno di abbuffarsi”.
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