C’è una inchiesta che riferisce di un aspetto ritenuto potenzialmente controverso. La cosa ha ricevuto una risposta ufficiale da una grossa azienda della GDO.
L’olio extravergine di oliva è un prodotto di punta della tradizione gastronomica italiana e suscita sempre grande interesse da parte dei consumatori. Di recente un caso di potenziale confusione riguardante le etichette di un olio extravergine DOP ha sollevato interrogativi e preoccupazioni tra i clienti.
In particolare, una lettrice de Il Fatto Alimentare ha segnalato l’etichetta di un olio della Coop, esprimendo dubbi sulla sua correttezza e sulla validità della scadenza riportata. questa lettrice ha scritto una lettera in cui esprime preoccupazione per un prodotto della linea Fior Fiore della Coop, specificamente l’olio extravergine di oliva Umbria Colli Martani DOP.
Secondo l’etichetta, l’olio è stato prodotto nel 2022 e ha come termine minimo di conservazione (TMC) fissato a maggio o luglio 2025. La consumatrice ha citato una informazione ricevuta in un programma televisivo, secondo cui la scadenza dell’olio non dovrebbe superare i 18 mesi dalla produzione.
Lei ha già acquistato quattro bottiglie di questo olio e teme che possa essere scaduto. Nella sua lettera, chiede chiarimenti su cosa fare in caso di un’eventuale scadenza anticipata, sottolineando l’importanza di informazioni corrette e trasparenti per i consumatori.
Olio extravergine d’oliva, è ancora buono a queste condizioni?
In risposta alle preoccupazioni sollevate, Coop ha fornito chiarimenti importanti. L’azienda ha confermato che il TMC dell’olio Umbro è effettivamente di 18 mesi, ma questo periodo inizia a decorrere dalla data di imbottigliamento, non dalla raccolta delle olive. Secondo Coop, l’imbottigliamento dell’olio è avvenuto a gennaio 2024, utilizzando olive raccolte nel 2022. Pertanto, la scadenza di maggio o luglio 2025 è considerata valida.
Coop ha assicurato che l’olio può essere tranquillamente consumato, poiché è stato stoccato in silos privi di luce e aria, condizioni che preservano la qualità del prodotto. Tuttavia, la questione non si chiude qui, poiché il dibattito sugli standard di qualità e sulla trasparenza delle etichette è solo all’inizio.
Alberto Grimelli, direttore di Teatronaturale.it, ha offerto una valutazione critica della situazione. Ha confermato che il TMC viene calcolato dalla data di imbottigliamento e non dalla produzione, ma ha anche sottolineato che le normative attuali richiedono che l’olio DOP mantenga la sua conformità ai parametri qualitativi anche durante il periodo di conservazione.
Grimelli ha evidenziato che, sebbene un olio DOP possa essere imbottigliato anche a distanza di anni dalla produzione, esistono requisiti rigorosi per garantire che la qualità rimanga elevata.
Come deve essere un olio DOP
In particolare, ha fatto riferimento a una circolare dell’ICQRF che stabilisce che la validità di un olio DOP dipende dalla modalità di conservazione e che, se non conservato in condizioni ottimali, la conformità deve essere verificata tramite nuove analisi.
Un punto cruciale sollevato da Grimelli riguarda l’obbligo di indicare sull’etichetta la campagna di produzione. Secondo le normative, ogni olio DOP deve riportare l’annata di produzione delle olive.
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Il che avrebbe dovuto essere chiaramente indicato sull’etichetta dell’olio Coop. In questo caso, se l’olio ha come TMC novembre 2025, ci si aspetterebbe di vedere indicato “Campagna olearia 2022/23”, evidenziando che si tratta di un prodotto non freschissimo.
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La situazione in questione mette in luce l’importanza della trasparenza nelle etichette degli alimenti. I consumatori hanno il diritto di sapere esattamente cosa stanno acquistando, e le aziende hanno la responsabilità di fornire informazioni chiare e accurate.
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La confusione riguardo alle scadenze e alle modalità di conservazione può portare a malintesi, facendo sorgere dubbi sulla qualità e sulla sicurezza degli alimenti.