La pastiera napoletana è uno dei dolci più amati in questo periodo di Pasqua: se anche tu vuoi farla, ti spiego come conservarla per poterla mangiare come appena fatta anche dopo una settimana. Non fare l’errore che tutti compiono!
In tutta Italia nel periodo di Pasqua ci sono dei dolci tradizionali, le cui ricette si tramandano di generazione in generazione.
Tra questi ovviamente accanto alla colomba ed il classico uovo di cioccolata, non può mancare questa torta dal gusto e dalla consistenza particolare, amatissima non solo nel nostro paese, ma in tutto il mondo.
Soltanto una ricetta è quella giusta e deve avere queste caratteristiche, altrimenti non è la vera pastiera napoletana
Essendo un dolce amatissimo c’è chi ovviamente ne ha personalizzato la ricetta, ma ci sono delle qualità che la pastiera deve assolutamente avere per essere classificata come originale. Per questioni di gusto molti variano la quantità degli ingredienti, ma alcuni di essi sono immancabili proprio perché legati alla storia di questa torta dalla composizione veramente unica ed inimitabile. L’origine pagana della pastiera trova ispirazione nelle offerte fatte dalle mogli dei marinai alla sirena Parthenope per far sì che la bellissima fanciulla proteggesse i loro consorti facendoli tornare sani e salvi a casa dopo le lunghe giornate in mare.
Si narra che avessero l’abitudine di offrire ciò che di meglio avessero a disposizione. Una volta, disperate per una violentissima burrasca e temendo la morte dei mariti, offrirono quanto di più prezioso avevano. Portarono dunque alla sirena ricotta, frutta candita, acqua di fiori d’arancio e grano in offerta in cambio della salvezza. Si narra quindi che al rientro fortunato dei pescherecci avessero ritrovato nelle reti una torta appunto la pastiera, simbolo dell’ascolto della loro preghiera. Dando dunque origine alla tradizione di questo amatissimo dessert come buon augurio e segno di rinascita.
In realtà pare che la vera ricetta sia nata in un Monastero napoletano ancora ignoto ed avesse tutti i crismi per essere ricondotto ad un senso puramente religioso. La ricotta addolcita è la trasposizione delle offerte votive di latte e miele tipiche anche delle prime cerimonie cristiane e riportate anche nella Bibbia. Il grano segno di abbondanza e cibo per l’anima, alimentato dal calore del sole che illumina con i suoi raggi e riscalda, simbolo dell’Eucarestia. Infine le uova, simbolo di vita che nasce e l’acqua di fiori d’arancio invece annuncia la Primavera e dunque la rinascita della natura.
Hai fatto la pastiera ed è venuta benissimo: come evitare di buttarla dopo un giorno?
Sei veramente soddisfatto del risultato ottenuto con la tua pastiera: un involucro delizioso, friabile e burroso di pasta frolla dorata che racchiude un ripieno di grano perfettamente cotto e morbido, profumato di cannella ed acqua di fiori d’arancio. Insomma meglio di così non poteva venire ed ora temi che gli avanzi possano finire in pattumiera, se non consumati subito. A questo pensiero la maggior parte pensano che il migliore procedimento per conservare l’integrità delle caratteristiche del dolce napoletano sia farlo riposare in frigorifero.
Attenzione, perché questo è l’errore più grossolano che tu possa fare! Nell’errata convinzione che contenendo ricotta e uova possa andare a male se lasciato a temperatura ambiente, molti fanno questa scelta che si rivela disastrosa. Infatti in questo modo il dolce si asciuga perdendo la sua umidità, la frolla diventa asciutta e sembra quasi insapore. Come conservarla allora per evitare tutto ciò? Semplice, usando il trucchetto delle nostre nonne. La pastiera va avvolta in un canovaccio pulito e lasciata rigorosamente a temperatura ambiente. In questo modo si conserverà in alcuni casi anche fino ad una settimana, senza perdere in alcun modo le sue qualità in termini di gusto e consistenza. Ti assicuro però che non resisterà fino a tanto, finirà prima!
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