Uno dei tanti misteri relativi alla cucina italiana è rappresentato senza ombra di dubbio dalla modalità di cottura a bagnomaria. Ma vi siete mai chiesti perché si chiama così?
Esistono numerose tecniche da applicare in cucina per la preparazione dei piatti, ma anche una cultura che le accompagna. Un esempio pratico di cui stiamo parlando è proprio la tecnica del bagnomaria.
Quando si parla di questo metodo di preparazione e cottura, facciamo riferimento a una tecnica prevalentemente utilizzata in campo dolciario, per sciogliere alimenti solidi, facendoli arrivare così allo stato liquido.
Quando si usa il bagnomaria?
Il bagnomaria è una tecnica di preparazione dei piatti davvero molto importante, che ci aiuta a ottenere risultati perfetti senza danneggiare gli ingredienti. Ciò che caratterizza questa tecnica è il contatto diretto tra due contenitori: uno più grande e uno più piccolo, che viene inserito nel primo. Il volume del contenitore più grande permette di generare calore in modo uniforme.
Questa tecnica viene utilizzata per preparare piatti dolci, come creme, albumi, panna cotta, gelatina e marmellata, ma anche in alcuni piatti salati che prevedono l’impiego di carne e pesce, così come in alcune salse.
Il tutto non finisce qui, perché in pochi conoscono davvero la storia di questa tecnica di cottura, che affonda le sue radici in un’epoca molto lontana.
Perché si dice “bagnomaria”?
Il nome della tecnica bagnomaria deriva da “balneum Mariae”, una forma latina che significa “bagno di Maria”. Secondo la leggenda, questa tecnica di cottura veniva utilizzata in vari ambiti della vita quotidiana e prendeva il nome dalla sua fondatrice, Maria. Il termine “bagnomaria” è stato successivamente adattato nel corso dei secoli, fino a diventare quello che tutti noi conosciamo oggi.
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Una tecnica che già dagli albori della storia ha subito conquistato un posto importante nelle tradizioni culinarie a prescindere dalla loro derivazione, la quale si è tramandata da generazioni in generazione e che ancora oggi gioca un ruolo decisivo a seconda della tipologia di piatti che intendiamo servire in tavola.
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