I motivi che si troverebbero alla base della pizza spiegati da un religioso ed anche docente universitario. È un discorso più ampio di quanto sembri.
La pizza è senza dubbio uno dei piatti italiani più famosi e apprezzati in tutto il mondo. Tuttavia, la sua straordinaria diffusione globale è anche il risultato di un interessante processo antropologico, noto come “effetto pizza”.
Questo concetto è stato coniato da Agehananda Bharati, un monaco indù di origine austriaca e docente di antropologia all’Università di Syracuse. Secondo Bharati, la pizza nasce come un semplice piatto povero e poco elaborato, tipico della cucina dei contadini calabresi e siciliani.
Eppure, è proprio grazie alla migrazione degli italiani in America che questo umile alimento ha conosciuto una vera e propria rivalutazione e affermazione a livello internazionale. Infatti gli emigranti italiani portarono con sé la ricetta della pizza, che iniziò a diffondersi e a guadagnare popolarità nel Nuovo Mondo.
Qui, il piatto venne rielaborato, arricchito di nuovi ingredienti e reso più appetitoso e accattivante agli occhi dei consumatori locali. In breve tempo, la pizza divenne un vero e proprio fenomeno di massa, una moda da imitare e replicare ovunque.
Lo stesso meccanismo si può osservare per altri elementi della cultura italiana che, una volta esportati all’estero, hanno subito un processo di riscoperta e rivalutazione.
È il caso, ad esempio, dello yoga, disciplina indiana diventata un vero e proprio fenomeno mondiale solo dopo essere stata “scoperta” all’estero, o della salsa portoricana, lanciata dalle prime band musicali di New York.
Questo fenomeno, noto appunto come “effetto pizza”, dimostra come il cibo possa rappresentare molto più di un semplice alimento. Esso può infatti diventare un potente veicolo di trasmissione culturale, capace di attraversare i confini e di essere reinterpretato e riadattato in contesti diversi da quelli di origine.
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La pizza, in particolare, incarna perfettamente questa dinamica. Da umile piatto di un’area geografica ristretta, è diventata un simbolo di italianità riconosciuto in tutto il mondo. E questo grazie all’abilità degli emigranti italiani di esportare non solo la ricetta, ma anche l’intera cultura e il modo di vivere legati a questo alimento.
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Oggi la pizza è presente in ogni angolo del pianeta. E con infinite varianti e rielaborazioni locali. Al di là delle differenze, rimane sempre riconoscibile come espressione di quella tradizione culinaria italiana che l’ha generata e che continua a evolversi e a diffondersi globalmente.
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L'”effetto pizza” dimostra come il cibo possa diventare un potente strumento di promozione e valorizzazione di una cultura. E superare i confini geografici e le barriere culturali. Un fenomeno che merita di essere approfondito e studiato, per comprendere meglio il ruolo del cibo nell’interazione tra le diverse realtà del mondo globalizzato.
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