Da mesi ci sono prezzi in aumento per tutti quegli alimenti indispensabili, ma chi li produce viene pagato molto meno rispetto ad un anno fa. È ingiusto.
I prezzi in aumento vanno a pesare sulle tasche di tutti noi quando andiamo a fare la spesa. Tanti prodotti sia di prima necessità che non hanno già subito dei rincari tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022, con la cosa che aveva trovato motivazione dalla impennata di quelli che erano i costi di produzione. Tra bollette di luce e gas finite alle stelle e salita degli esborsi che le aziende hanno dovuto affrontare per acquistare i materiali necessari per produrre i loro prodotti, è inevitabile che alla fine anche il costo finale di esposizione subisse un ritocco importante.
E così latte, pasta, olio e tanto altro hanno visto i rispettivi prezzi in aumento. Questa situazione non si ferma qui però. A causa di molte problematiche che hanno colpito i raccolti e gli allevamenti, e che sono da ricondurre ai disastri ambientali capitati negli ultimi dodici mesi in particolare. Tra alluvioni improvvise fuori stagione, grandinate in piena estate, incendi anche di natura dolosa, la quantità e la disponibilità di diversi beni è finita con il diminuire. Senza dimenticare poi anche gli effetti della guerra in Ucraina riguardo ad altri beni come il grano. Fatto sta che i prezzi sono in aumento, ma c’è un qualcosa che fa decisamente storcere il naso.
Qualcosa che suona come uno sfruttamento bello e buono. Si tratta di un crollo di quelli che sono i prezzi riconosciuti ai contadini. I quali si vedono ora pagare in media il 21% in meno per i loro prodotti. A sostenerlo è la Coldiretti, che già aveva parlato di altre situazioni controverse nel corso delle ultime settimane. Ad esempio della possibile diminuzione di disponibilità del latte subito dopo l’estate e di un caso di speculazione operato da una enorme multinazionale, conto ogni regola di mercato.
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Ora l’associazione che tutela le piccole e grande aziende agricole, di pesca e di allevamento in Italia e che riforniscono i grandi produttori denunciano come quest’ultimi abbiano preso a riconoscere ai contadini molto meno rispetto che in passato. Il latte era pagato il 22% in più al litro, a giugno 2022, ed i cereali ben il 24% in più. Poi ci sono altri beni che sono adesso pagati intorno al 18% in meno, per una media del -21% riconosciuto al lavoro di contadini, allevatori e simili.
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Però i prezzi di esposizione in supermercati, discount e negozi di alimentari sono aumentati ovunque nel mondo. Il quadro è desolante e recita di una inflazione alimentare così registrata, stando agli ultimi dati:
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E sembra l’ennesima dimostrazione per la quale chi è ricco diventa più ricco e chi è povero diventa più povero. I dati di Burundi e Pakistan significano che, in quelli che sono due tra gli Stati più poveri del mondo, l’accesso al cibo è diventato ancora più difficoltoso. Ed i contadini che vivono in questi Paesi hanno molte più difficoltà a tirare a campare, essendo così sottopagati.
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