Il Prosciutto di Parma è tra le eccellenze in Italia, ma lo spettro della peste suina incombe sulla produzione nell’immediato futuro.
Sorge il timore di contaminazioni da peste suina. Proprio recentemente è stato ritrovato, in provincia di Parma, la carcassa di un cinghiale. Fin qui tutto normale se non fosse che dalle analisi è emerso che la morte è stata causata proprio dalla malattia.
Nonostante tutto il caso sembra non preoccupare le aziende che si occupano della produzione del famosissimo Prosciutto. Purtroppo, come sottolinea il presidente della Assosuini, Elio Martinelli, stiamo vivendo una situazione che è risultata essere inevitabile considerando la mancanza di attenzioni verso la ripopolazione dei cinghiali.
Ricordiamo che il caso recente è avvenuto proprio nelle vicinanze delle note aziende e più precisamente a circa 60 km dalla città di Langhirano. Ciò desta non poca preoccupazione soprattutto per aver considerato la situazione con troppa leggerezza.
Basti considerare che basta un solo caso per scatenare una pandemia ed una conseguente quarantena delle filiere, bloccando cosi una delle produzioni italiane di maggior successo.
Peste suina, perché sarebbe a rischio il Prosciutto di Parma
Va anche ricordato, inoltre, con quanta rapidità la si sia sparsa la contaminazione da peste suina in poco meno di due anni. Partendo dal Piemonte, è passata in Lombardia, Liguria, Lazio, Emilia Romagna, Campania e Calabria.
Si spera, nei prossimi mesi, di non dover incorrere in un blocco totale della produzione per contaminazione essendo Langhirano la città natale del noto marchio. Senza le dovute precauzioni, la probabilità che questa ipotesi si verifichi non sarebbe ritenuta bassa, causando anche un notevole danno economico e di immagine.
Il Consorzio però non sembra eccessivamente preoccupato ed anzi, secondo alcuni starebbe quasi prendendo sottogamba la vicenda. Dal 2022 in particolare la peste suina non ha mostrato segni di volere rientrare.
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C’è stato solamente un aggiornamento che ha riguardato il punto della situazione. Invece Assosuini è assai più preoccupata e nutre il concreto timore che, senza prendere le dovute contromisure, possano esserci delle conseguenze ben peggiori.
Tra l’altro tra non molto tempo sarà primavera, che per i suini e gli ungulati rappresenta la stagione degli amori. Questa cosa può mettere in diretto contatto maiali e cinghiali e può aumentare le probabilità che possa avere luogo l’infezione.
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Ed ancora, Assosuini conclude dicendo che per questa malattia i capi infetti soffrono molto. Quindi l’unica soluzione percorribile è rappresentata dall’abbattimento.