Possiamo bene immaginare la risposta; qual è il cibo del futuro? È qualcosa di nutriente ma anche di controverso.
Qual è il cibo del futuro? Questa domanda non ce la poniamo solo noi ma se la sono chiesta a loro tempo anche coloro che sono giunti prima di noi, da almeno un bel po’ di generazioni fa. Ci sono delle stampe che risalgono tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo che provavano in maniera semiseria a dare una risposta a questa domanda.
Ed i nostri trisnonni si chiedevano anche come sarebbero cambiate le abitudini quotidiane, quali mezzi di trasporto ci sarebbero stati, in che modo avremmo vestito, cent’anni dopo di loro. Chissà se sarebbero rimasti soddisfatti a vederci oggi ed a vedere quelle che sono le mode attuali in fatto di alimentazione.
Si, perché alla domanda “qual è il cibo del futuro?” molto probabilmente avrebbero storto il naso. Così come questa è la reazione di tanti nell’apprendere quelli che sono i nuovi orizzonti in fatto di cibo messo in commercio.
È notizia recente che la Commissione Europea ha dato il via libera alla messa in vendita di alimenti costituiti da insetti, come la farina di grillo essiccato. Sono in tanti che di certo non la mangerebbero mai, ma se questo via libera c’è stato è perché esistono dei buoni motivi.
Qual è il cibo del futuro? Insetti, insetti in tutte le salse
Gli insetti contengono molte proteine e fibre e rappresentano un alimento ideale, una volta adeguatamente trattato ed adattato alle esigenze alimentari dell’uomo. Va detto, invero, che a leggere l’elenco di cibi presto disponibili, un po’ c’è da restare impressionati.
Tra grilli allo spiedo, formiche abbrustolite, riso alle blatte, verrebbe davvero voglia di mettersi a dieta. Ma si tratta di insetti pienamente commestibili e c’è chi già li ha provati e giura che sono veramente buoni. Con il loro sapore che ricorda quello di alimenti che già conosciamo.
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OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ed EFSA (Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare) si sono allo stesso modo espresse in maniera favorevole verso questo nuovo corso in ambito di alimentazione.
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Anche perché gli allevamenti sono ridotti, di dimensioni molto più piccole a quelli consueti di pollame, bovini, ovini e suini. E questo comporta quindi anche un impiego di gran lunga minore di risorse come corrente elettrica, gas, mangimi e molto altro. Si può parlare quasi di impatto zero e di pratica ecosostenibile.
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Tra i piatti che vedremo chissà, magari nel giro di un decennio, ci sono coccinelle, cimici, cicale e tanto altro. E di sicuro tra noi ci sarà qualcuno che si concederà un assaggio di prova.