Si prevedono pesanti rincari per numerosi prodotti in vista delle festività di fine anno, cosa che ci rovinerà la voglia di festeggiare.
Rincari, stanno arrivando: siamo prossimi ad un aumento del grano, dell’olio, dello zucchero e del grano in generale. Questo è lo scenario imminente che dovrebbe palesarsi già questo Natale. Secondo il Codacons l’esborso generale per tutti noi sarà di almeno 100 milioni di euro, rispetto all’ultimo periodo di festività normale vissuto dall’umanità.
Infatti i rincari possono essere ricondotti alla pandemia ed alla crisi economica correlata alla stessa. L’aumento del grano e di altri beni di prima necessità ha raggiunto livelli che non si vedevano da circa dieci anni. La situazione riguarda il mondo intero, con i cereali che hanno conosciuto una impennata nel loro costo di circa il 41% in questi quasi due anni trascorsi.
Al contempo la richiesta ha superato l’offerta, e questa cosa in ogni ambito si ripercuote sempre in un aumento di prezzi. Ne ha parlato anche la Fao, ovvero la Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura.
I rincari riguardano anche riso e mais e per quanto concerne l’Italia c’è da segnalare la penuria di grano duro estero di buona qualità. Cosa che comporterà un aumento dei costi di importazione ed anche di vendita.
Le situazioni dei Paesi esportatori, situati anche in località esotiche, finisce con il ripercuotersi direttamente su quanto sta avvenendo a casa nostra. Ad esempio in Malesia c’è una crisi che sta portando sempre meno braccianti esteri a lavorare nei campi.
Ancora, a subire dei rincari sono anche il latte intero, quello in polvere ed il formaggio in generale. Una situazione negativa che contraddistingue in particolare l’Europa.
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Ed ancora, pure l’imprevedibilità del clima nuoce al mantenimento di una situazione di normalità. In Brasile, che è il più grosso esportatore di zucchero al mondo, le improvvise gelate ed il freddo mai visto a certi livelli da quelle parti, così come i periodi di siccità, hanno rovinato parte dei raccolti, limitandoli e facendo in modo da far calare la produzione, a fronte della domanda.
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Le brutte notizie proseguono: la carne bovina ha conosciuto una riduzione dei capi da bestiame destinati alla macellazione tanto in America del Sud quanto in Australia ed Oceania.
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