Quali sono i nomi coinvolti, la scoperta è impressionante visto che si parla di milioni e milioni di prodotto spacciato come nostrano.

Salsa di pomodoro in un supermercato
Salsa di pomodoro cinese venduta come italiana, scandalo nei supermercati (ricettasprint.it)

Salsa di pomodoro proveniente dalla Cina scoperta in alcuni punti vendita e spacciata come originale italiana, la notizia ha creato enorme scandalo. L’origine degli alimenti è sempre un argomento molto caldo e che dà adito a delle polemiche.

Ed anche in questo caso la cosa ha sollevato un acceso dibattito, specialmente per quanto riguarda i prodotti alimentari di alta qualità come i pomodori. Un’inchiesta giornalistica ha portato alla luce una preoccupante vicenda.

Sono coinvolte delle grandi catene di supermercati accusate di vendere concentrati di pomodoro spacciati per italiani, ma in realtà provenienti in parte dalla Cina, e in particolare dalla regione dello Xinjiang.

L’inchiesta ha rivelato che, su 64 prodotti analizzati, ben 17 contenevano tracce di pomodori cinesi. Questi prodotti, venduti da marchi noti come Tesco, Asda e Waitrose, si presentavano con etichette che garantivano un’origine italiana.

Falso pomodoro italiano, c’entrano pure le violazioni dei diritti umani

Salsa di pomodoro
Falso pomodoro italiano, c’entrano pure le violazioni dei diritti umani (ricettasprint.it)

La cosa riguarda diversi supermercati nel Regno Unito, negli Stati Uniti e in Germania. L’inchiesta porta la firma della britannica BBC. Le analisi di laboratorio, commissionate dalla emittente a Source Certain, un’azienda di certificazione australiana, hanno confermato quanto sospettato.

I pomodori cinesi, in gran parte coltivati nella regione dello Xinjiang, erano presenti nei concentrati di pomodoro venduti sugli scaffali dei supermercati britannici. La regione dello Xinjiang è stata al centro di accuse internazionali riguardanti violazioni dei diritti umani, con rapporti di detenzioni di massa di uiguri musulmani in “campi di rieducazione” ed il coinvolgimento di lavoratori in condizioni di sfruttamento.

Questa realtà rende ancora più allarmante la scoperta della presenza di pomodori provenienti da un’area così controversa in prodotti che si spacciano per autenticamente italiani. Le grandi catene di distribuzione coinvolte nell’inchiesta, tra cui Tesco e Rewe, hanno contestato i metodi di analisi utilizzati dalla BBC, sostenendo che i risultati di altri laboratori di fiducia mostrano conclusioni opposte.

Nonostante ciò, hanno preso sul serio le accuse e, nel caso di Tesco e Rewe, hanno deciso di ritirare cautelativamente alcuni dei prodotti sospetti. Lidl, dal canto suo, ha ammesso di aver riscontrato la stessa problematica in una purea di pomodoro precedentemente commercializzata in Germania.

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Il ruolo del fornitore italiano

Particolarmente inquietante è il ruolo del gruppo Antonio Petti, un’azienda italiana che, secondo l’inchiesta, ha ricevuto circa 36 milioni di chili di salsa di pomodoro dalla Xinjiang Guannong tra il 2020 e il 2023. Questo fornitore è stato oggetto di indagini da parte dei carabinieri nel 2021, nonostante il fascicolo sia stato chiuso senza condanne.

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In risposta alle accuse, il gruppo Petti ha affermato di non acquistare più dalla Xinjiang Guannong e di voler rafforzare i controlli sui fornitori, garantendo il rispetto dei diritti umani. La Coldiretti, associazione rappresentativa degli agricoltori italiani, ha espresso forte preoccupazione per le conclusioni emerse dall’inchiesta.

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La stessa ha sottolineato l’urgenza di implementare un sistema di etichettatura obbligatoria che garantisca la tracciabilità dell’origine dei prodotti alimentari. Questa misura risulta cruciale per tutelare il vero prodotto italiano, specialmente in un contesto in cui la produzione di pomodori in Cina è aumentata del 38% nell’ultimo anno, con il rischio di invadere i mercati europei.