Ripescata ed aperta una bottiglia di spumante che giaceva nel Mare Artico, di che sapeva? Il risultato è davvero sorprendente.
Come ci è finito dello spumante nelle gelide acque del Circolo Polare Artico? La notizia è di quelle che destano sorpresa. Ma si tratta di una situazione diversa rispetto a quello che è un altro precedente che risale al 2010.
In quella circostanza degli esploratori subacquei riuscirono ad individuare un carico di diverse bottiglie di champagne al largo della Finlandia. Ed il contenuto di quelle bottiglie, che si sono mantenute intatte per oltre duecento anni, risaliva per l’appunto alla fine del 1700.
Quello champagne è stato individuato nel Veuve Clicquot prodotto alla fine di quel secolo. Con ogni bottiglia che ha ricevuto una valutazione minima di 53mila euro, e con quello champagne che ha lasciato entusiasti i pochissimi enologi che hanno potuto avere il privilegio di assaggiarlo.
In questo caso è accaduto qualcosa di simile ma di sostanzialmente molto diverso. La bottiglia di spumante pescata nel Mare Artico non è stata ripescata bensì recuperata. Ed il sapore percepito anche in questo caso ha lasciato sorpresi.
Questa situazione fa tutta parte di un progetto avviato a dicembre del 2022, con dello spumante lasciato volontariamente ad invecchiare per sei mesi ad una temperatura costante di 5° ed in totale assenza di luce solare.
A concepire il tutto sono state l’azienda produttrice di vini britannica Rathfinny Estate e la Hurtigruthen, compagnia di navigazione da crociera che ha sede in Norvegia. L’esperimento ha portato ad un risultato che ha stupito.
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Infatti lo spumante così conservato ha mostrato un sapore definito sorprendentemente piacevole. Sono state ben 1700 le bottiglie lasciate ad una profondità di trenta metri, in pieno Polo Nord. Lo spumante in questione era un Rathfinny’s Classic Cuvée annata 2018.
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La degustazione ha visto come giudice supremo ed imparziale tale Nikolai Haram Svorte, eletto migliore sommelier di Norvegia e che ha aperto lo spumante con tanto di sciabola, come vuole la tradizione nel corso dei grandi eventi.
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Il sapore percepito è stato definito sorprendentemente vivo, più frizzante di quanto Svorte potesse immaginare. E con un ottimo connubio tra gli aromi di agrumi ed un retrogusto salato, probabilmente indotto dal mare, “come se avessi appena finito di gustare una buonissima ostrica”.
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