Chi è che non ama il sushi? Che sia fatto in casa o consumato al ristorante, ci sono alcuni rischi derivanti dall’uso di pesce crudo che non conoscete e che bisogna tenere presenti per evitare gravi pericoli per la salute.
Mangiare il sushi ormai è diventata una consuetudine anche dalle nostre parti. Una volta il pesce fresco era solo acciughe marinate, salmone e tartare, oppure molluschi crudi nelle grandi occasioni: oggi è un tripudio di nigiri, onigiri, uramaki e simili. Proprio perché è diventata una moda, sono spuntati sushi bar ad ogni angolo di strada, con evidente disorientamento del consumatore medio che normalmente non sa districarsi tra chi sa prepararlo a regola d’arte e chi si improvvisa. Senza trascurare il fatto che molti rivenditori al dettaglio, quali ad esempio pescherie, si sono attrezzati per la sua commercializzazione oppure per procurare ai clienti quei tagli che consentono la preparazione casalinga di questo cibo. Come fare quindi per capire se quello che mangiamo ha tutti i requisiti di genuinità che ci mettono al riparo da pericoli per la salute?
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Per quanto abbiate fiducia nel vostro venditore, sappiate che è necessario sottoporre questi alimenti ad un processo utile ad eliminare eventuali contaminazioni. Nei locali la normativa vigente in Italia prevede regole molto rigide in termini di trattamento e conservazione del pesce crudo. A casa è possibile abbattere il pesce acquistato in freezer, pur se i normali elettrodomestici non arrivano a meno venti gradi e oltre, ma si limitano ad una temperatura di meno diciotto gradi al massimo. In questo caso dunque sarà utile prolungare il congelamento da un minimo di quattro giorni se si tratta di varietà di piccole dimensioni o filetti. Diversamente occorrerà almeno una settimana per alimenti freschi di dimensioni grandi. L’abbattimento preventivo serve ad annullare la proliferazione di agenti patogeni quali virus e batteri potenzialmente pericolosi per la salute umana.
Nel caso in cui invece sia proprio il vostro rivenditore ad offrire pesce crudo già lavorato, come tartare, carpacci, marinati, sushi o sashimi assicuratevi che siano stati sottoposti ai trattamenti previsti dalle normative sanitarie. In ogni caso abbiate cura di consumare i prodotti freschi il giorno stesso, in modo da evitare eventuale deperimento e quindi contaminazioni successive. Il pesce crudo è infatti molto delicato: se avvertite un odore strano oppure notate una colorazione anomala della carne, non mangiatelo.
Il sushi fresco infatti non ha alcun odore, eccetto quello dei condimenti eventualmente utilizzati. Se vi trovate davanti al bancone e siete intenzionati ad acquistare del sushi preconfezionato, prendete nota e procedete ad esaminare se è fresco o meno. La consistenza della carne deve essere soda e dal colore vivido. Se tastandola rimane impresso il segno del vostro dito, probabilmente è già nel bancone da alcuni giorni. Infine gli esperti suggeriscono di evitare di acquistare il sushi di domenica. In genere infatti, in questo giorno supermercati e ristoranti non ricevono le consegne di ordinazioni fatte. Ciò implica che nelle loro preparazioni utilizzeranno quasi certamente i prodotti dei giorni precedenti. Quali sono dunque i rischi alla salute derivanti dal consumo di sushi?
La maggioranza dei batteri più comuni che causano infezioni nell’uomo esistono in diverse varianti tutte legate all’ambiente acquatico marino. Tra questi, vi è anche quello che causa il colera, infezione spesso riscontrata a seguito dell’assunzione di pesce e molluschi crudi contaminati. Non solo, perché la contaminazione ha purtroppo altri percorsi patologici che si evidenziano nella forma della listeriosi, salmonellosi, escherichia coli, anisakidiosi e simili. Tutti derivanti dal mancato rispetto delle regole nella fase di conservazione ed abbattimento che dovrebbe essere immediatamente successiva alla pesca.
Le conseguenze per la salute umana possono essere molte e vanno da sintomi di rilevanza lieve quali nausea, vomito e diarrea fino a conseguenze anche letali. Non è raro il riscontro di episodi molto gravi di contaminazione a seguito delle quali sono insorti shock anafilattico, malattie infiammatorie e ulcerose del tratto intestinale oppure ripercussioni gravi sull’integrità di altri organi come fegato, milza, pancreas, vasi ematici e cuore.
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