Sventata dopo mesi una truffa alimentare di grosse proporzioni, con una lunga lista di reati addebitati ai responsabili ora ai domiciliari.
Una truffa alimentare di proporzioni vastissime è giunta finalmente al termine. Concentrato di pomodoro sottoposto a sequestro, la notizia arriva dalla Campania ed in particolare dalla provincia di Salerno. Qui la Procura di Nocera Inferiore ha ordinato alla Polizia Giudiziaria di apporre i sigilli ad un lotto specifico di un determinato prodotto.
Il concentrato di pomodoro di questa truffa alimentare proveniva dall’Egitto ed il motivo della disposizione giudiziaria riguarda la presenza in eccesso di una quantità di pesticidi che supera il limite massimo consentito dalle attuali norme vigenti in materia di sicurezza .
L’operazione che ha posto fine alla truffa alimentare e che ha disposto il sequestro del concentrato di pomodoro egiziano importato in Italia è nota come “Crimson”, “cremisi” in Italia, e fa riferimento proprio al colore del pomodoro così lavorato.
L’inchiesta risale al 2021 ma è giunta al termine solo ora, con una ingente quantità di prodotto sottoposta a blocco giudiziario.
Parliamo di più di 820 tonnellate, ed oltre al sequestro risulta esserci anche un provvedimento di arresti domiciliari per due persone. Si tratta di amministratori dell’azienda interessata.
Quel che è peggio è che parti di questo lotto erano pure state vendute, e con l’inganno. Infatti sulla confezione c’erano richiami e diciture tali da ingannare i consumatori e da far pensare loro di avere acquistato un articolo di produzione italiana al 100%.
E non finisce qui: risulta esserci anche un caso di corruzione di un pubblico funzionario. Cosa accertata tramite apposite intercettazioni e perquisizioni di conti correnti bancari. Il soggetto in questione è un responsabile dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari di Salerno (Icqrf).
Gli infedeli avrebbero avvisato gli imprenditori ideatori della truffa della presenza di eventuali accertamenti sul loro conto. La corruzione veniva completata con la promessa di assumere la figlia del responsabile in questione.
Tanti sono i reati riscontrati, tra i quali pure quelli che riguardano il lavoro in nero e lo sfruttamento, con operai sottopagati per miseri 4,3 euro all’ora e con maxi turni continuati di ben 43 ore consecutive.
Il tutto mediante sorveglianza strettissima tramite videocamere e divieto di fare pause (molto rare per altro, n.d.r.) per più di qualche minuto. Risultano sequestrati anche beni per circa un milione e 255mila euro. Per fortuna l’illecito è venuto a galla e risulta ora del tutto stroncato.
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