Sono numerose le storie raccontate in queste settimane che hanno colpito l’opinione pubblica, come quella di Mar’yana Zelisko che ha raccontato la sua passione per i dolci e l’approccio al mondo della pasticceria.
Sono trascorse numerose settimane dal momento in cui in Ucraina è cominciata una guerra voluta dalla Russia che ha invaso il territorio della nazione, in questo frangente varie persone hanno cercato rifugio in tutto il mondo e altri sono costretti a rimanere nelle città prese di mira dai bombardamenti, nascondendosi dove possibile.
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Chi, invece, attualmente vive sicuro in altre nazioni è in apprensione per i propri cari rimasti in Ucraina, come nel caso di Mar’yana Zelisko, impegnata come pasticcera nel ristorante di Salvatore di Matteo a Roma, che ha deciso di raccontarsi a cuore aperto al portale di Dissapore.it.
A colpire il web in queste settimane è stato il racconto fatto da Mar’yana Zelisko, la pasticcera che ha trovato il modus operandi di realizzare il suo sogno a Roma e che in queste settimane ha trovato il modo di sostenere la sua nazione attraverso la realizzazione di dolci dallo sfondo solidale, caratterizzati dai colori della bandiera ucraina.
Non a caso, in uno dei post della famosa pasticcera è possibile leggere le seguenti parole: “Sono nata in Ucraina e oggi, come ieri e come sarà domani, il mio pensiero va alle donne che sotto le bombe stanno combattendo per i loro figli, per le loro vite, per il nostro paese, per la nostra dignità”.
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In occasione della lunga intervista rilasciata al portale di Dissapore, così come annunciato in precedenza, Mar’yana Zelisko ha avuto modo di spiegare come stia vivendo con particolare attenzione e apprensione la guerra in Ucraina, dato che nella nazione si trovano ancora la sorella e il cognato impegnati in campo sanitario in qualità di infermieri.
Mar’yana Zelisko, non a caso, al magazine sopracitato, parlando dell’impegno quotidiano della sorella e il cognato ha rilasciato la seguente dichiarazione: “La sento tutti i giorni ed è molto arrabbiata. In Ucraina gli ospedali erano già poco forniti, mancava l’attrezzatura, mancava tutto. I bombardamenti hanno distrutto il poco che c’era. E in più non sanno nemmeno se riusciranno a prendere lo stipendio”.
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